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PUBBLICAZIONI PERIODICHE
CATALOGAZIONE PER MATERIA
 

 


[2003-2009]

 

343. VERSO NUOVE FORME DI WELFARE
Atti del Congresso internazionale dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore" sui rapporti tra diritto ed economia, svoltosi a Stresa, 26-27 aprile 2002
n. 9 Collana dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore"
Ed. Giuffrè - Milano 2003 - pp. XIV 326

PRESENTAZIONE
La trasformazione dei sistemi di distribuzione delle risorse pubbliche è un tema centrale nell'agenda politica dei Governi europei e più in generale delle democrazie occidentali. I fattori di crisi dei sistemi di Welfare sono stati individuati in due condizioni di fondo, relative ad una nuova percezione dei rischi e dei bisogni rispetto ai quali è necessario garantire sicurezza e alla messa in discussione delle regole di distribuzione o redistribuzione delle risorse disponibili. Le profonde modificazioni negli stili e nelle condizioni di vita della popolazione nei Paesi sviluppati negli ultimi decenni hanno dato vita a società completamente diverse da quelle nelle quali i sistemi di assistenza erano stati inizialmente progettati. L'innalzamento dell'età media e della speranza di vita, la diminuzione delle nascite, l'uscita delle donne dalla famiglia verso il lavoro remunerato e, contestualmente, i mutamenti nei modi di produzione, con l'espansione dei servizi e la riduzione del settore industriale tradizionale, la crescente volatilità della formazione ricevuta e delle competenze acquisite, rendono i sistemi di Welfare tramandati sempre più difficilmente sostenibili, sia quanto alla loro legittimazione sia quanto al loro finanziamento. In discussione non sono solo i meccanismi che consentono di accumulare il capitale destinato a soddisfare la domanda del Welfare (tra i quali, in particolare, emerge il sistema pensionistico), ma anche le tecniche di fruizione dei servizi pubblici e le possibilità di scelta riconosciute al privato al quale sono offerte alternative diverse. Ancora, è posta in discussione l'integrazione tra l'offerta pubblica, il mercato e il terzo settore, il cui ruolo di supplenza è di crescente importanza. Il ruolo crescente della libertà di scelta del singolo pone il problema di verificare l'effettiva capacità di ciascuno di scegliere. Affinché la privatizzazione dei servizi pubblici non si traduca in un sistema inevitabilmente inefficiente, anche in termini economici, è necessario chiedersi se ciascuno sia in condizione di decidere come meglio disporre di queste risorse e che cosa faccia lo Stato per formare il cittadino a tale scelta. Il volume segnala gli effetti che la distribuzione delle risorse pubbliche producono sui diritti fondamentali: l'effettività e il concreto esercizio di taluni diritti quali il diritto alla salute, all'assistenza, alla sicurezza dipendono strettamente dalle politiche della spesa pubblica, le quali devono tenere in considerazione le necessità di bilancio e, dunque, la praticabilità finanziaria delle diverse alternative possibili. Esamina anche nuove proposte pratiche ed esperienze che hanno trovato attuazioni differenti nei diversi Paesi. Grande attenzione viene dedicata alle proposte di riforma del sistema pensionistico e al conseguente passaggio dai modelli a ripartizione a quelli a capitalizzazione, che concretamente impongono a ciascun lavoratore di progettare anticipatamente il proprio piano previdenziale e di investire oggi in funzione del reddito pensionistico di domani. In conclusione, viene sottolineato che ripensare la distribuzione pubblica di risorse limitate non pone solo un problema di solidarietà tra occupati e disoccupati, tra lavoratori e pensionati, tra giovani e anziani, ma impone altresì di ridiscutere il contratto tra la generazione presente e le generazioni future.


SOMMARIO:
Seduta di apertura (G. Rossi, G. M. Nobili, G. Sestini) - Relazione introduttiva: The case for stakeholding (B. Ackerman) - 1. Quali forme di distribuzione delle risorse pubbliche? (G. Rossi) - The rise of the 'Baby Bond': where did it come from? (G. Kelly, J. Le Grand) - The alternative proposals. Basic income: a simple and powerful idea for the 21st century (P. van Parijs) - Social policy and the concept of service vouchers (C. Strünck) - Il problema della meritocrazia e le trasformazioni nel sistema educativo (G. Calabresi) - 2. Trasformazioni in atto nel settore della redistribuzione pubblica (L. Ornaghi) - The gender impact of pension reform: what is it and why? (E. James, A. Cox-Edwards, R. Wong) - Stakeholders e Shareholders nello stato sociale (T. M. Boeri) - Riforma del sistema pensionistico e auto-responsabilità individuale (E. Fornero) - Politiche redistributive, processi di privatizzazione e diritti sociali nella riforma del Welfare (L. Torchia) - Il diritto privato nella trasformazione dei processi allocativi delle risorse pubbliche (A. Zoppini) - Dibattito (N. Lipari, A. Baldissera, P. van Parijs, L. Torchia, G. Calabresi, L. Ornaghi, F. Cafaggi, G. Ragazzi, E. Fornero, B. Ackerman) - 3. Il ruolo e la funzione delle comunità intermedie (P. Rescigno) - Civil society meets the state: a model of associational democracy (L. Baccaro) - Foundations and Welfare (J. G. Simon) - Libertà di scelta e redistribuzione: è possibile una conciliazione oppure il trade off è inevitabile? (E. Granaglia) - Dibattito: G. M. Flick, V. Uckmar, E. Granaglia, P. van Parijs, E. Fornero, P. Rescigno - Conclusioni: Guido Calabresi.

344. LA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO
Atti del Convegno svoltosi a Courmayeur, 27-28 settembre 2002, organizzato dal CNPDS e dalla Fondazione Courmayeur
n. 17 della Collana Convegni di studio "Problemi attuali di diritto e procedura civile"
Ed. Giuffrè - Milano 2003 - pp. XXII 342

PRESENTAZIONE
I lavori hanno offerto alla comunità degli studiosi, giuristi ed economisti, la possibilità di discutere su documenti relativi alla riforma della società di capitali in un momento nel quale l'esigenza di un confronto su un testo legislativo in fieri di grande rilievo economico e sociale era molto sentita. È stata sottolineata infatti la circostanza che su di un tema così centrale non fosse stato avviato un confronto tra Commissione governativa e mondo accademico e professionale al fine di raccogliere commenti e suggerimenti sulla nuova normativa proposta per giungere ad un testo ricco di contributi e maggiormente condiviso.
Gli intervenuti si sono trovati d'accordo sui principi della libertà dell'imprenditore e dell'autonomia privata e statutaria, ma anche sulla considerazione che il sistema del libero mercato previsto dalla Costituzione ipotizza la libertà di impresa, ma nell'interesse della comunità. Si è anche sottolineata l'esigenza di prestare attenzione alla imminente riforma dell'Unione Europea, per evitare il rischio che la nuova disciplina si possa rivelare a breve costretta a confrontarsi con regole comunitarie di segno diverso.
Il volume raccoglie le relazioni presentate al Convegno parzialmente modificate e integrate sulla base del testo del d.l. n. 5 del 17.1.2003.


SOMMARIO
Indirizzi di saluto (R. Blua, D. Viérin, L. Passerin d'Entrèves) - Relazione introduttiva (G. Minervini) - La riforma del diritto societario nel quadro comunitario e internazionale (G. Rossi) - 1. La società per azioni - Società per azioni: le linee generali della riforma (F. d'Alessandro) - La costituzione della società per azioni (G. F. Campobasso) - L'amministrazione sociale dal testo unico alla riforma del diritto societario (P. Montalenti) - I patti parasociali (C. Fois) - Assemblea e patti parasociali (B. Libonati) - I controlli nella riforma del diritto societario (S. Fortunato) - Prime note sulle modifiche dell'atto costitutivo della SpA nella riforma (G. Marasà) - I gruppi di società (R. Weigmann) - Il bilancio: le soglie di non punibilità delle falsità e delle omissioni (E. Filippi) - 2. La società a responsabilità limitata - La nuova srl fra società di persone e società di capitali (G. Zanarone) - Osservazioni sulla riforma del diritto societario in tema di società a responsabilità limitata (M. Rescigno) - 3. La società cooperativa - La filosofia della riforma delle società cooperative (A. Bassi) - La società cooperativa (G. Bonfante) - L'arbitrato nella riforma del diritto societario (P. Bernardini) - Tavola rotonda (F. Grande Stevens, G. Minervini, G. B. Stoppani, L. Conti, V. Salafia) - Comunicazione - Riflessioni sparse sulla riforma del diritto societario (F. di Sabato).

345. ANTITRUST E GLOBALIZZAZIONE -
Atti del Convegno svoltosi a Courmayeur, 19-20 settembre 2003, organizzato dal CNPDS e dalla Fondazione Courmayeur
n. 18 Collana Convegni di studio "Problemi attuali di diritto e procedura civile"
Ed. Giuffrè - Milano - 2004 - pp. 214

PRESENTAZIONE
La globalizzazione dell'economia e la crescente liberalizzazione degli scambi internazionali collocano il diritto antitrust in una posizione sempre più centrale. È tuttavia evidente che, nella nostra epoca, alla globalizzazione economica non ha fatto seguito quella giuridica. Il Convegno si è posto l'obiettivo di riflettere su questa situazione, elaborando anche proposte per il raggiungimento del difficile equilibrio tra esigenze dei mercati e diritti fondamentali. Dal volume che ne raccoglie gli atti emerge la necessità di ricercare una convergenza tra le politiche di concorrenza europee e quelle statunitensi, senza appiattire le norme europee su quelle dell'antitrust statunitense, il quale ha una maggiore tradizione e una più ampia elaborazione giurisprudenziale e dottrinale. L'antitrust europeo e quello statunitense scaturiscono infatti da due ideologie differenti, sebbene il secondo non sia sempre stato dominato dal principio dell'efficienza, come potrebbe apparire da una prima analisi. Su questo tema le proposte possibili sono riconducibili a due tesi principali, entrambe proprie dell'approccio cosiddetto multilaterale. L'una è favorevole ad un codice della concorrenza mondiale e ad un ente preposto alla sua applicazione, l'altra all'armonizzazione dei sistemi antitrust, in particolare attraverso l'Organizzazione mondiale del commercio, della cui agenda di negoziati fanno ormai parte le questioni che li concernono. Coerentemente con quanto esposto, il volume contiene un'analisi del diritto antitrust, statunitense, comunitario e nazionale, con riflessioni e proposte sulla modernizzazione degli ultimi due. Oltre all'analisi di applicazioni specifiche del diritto della concorrenza, ad esempio nell'ambito della proprietà intellettuale, il volume dedica grande attenzione al tema dei diritti individuali e della giustiziabilità delle norme antitrust.
Al centro del libro è infatti l'idea che il diritto antitrust sia, prima che un complicato sistema di norme per addetti ai lavori, un problema di filosofia sociale e politica e uno strumento di libertà, che deve, di conseguenza, mirare alla tutela dei diritti dei singoli.


SOMMARIO
Sessione introduttiva - Il quadro di fondo - Relazione introduttiva (G. Rossi) - Diritto transnazionale antitrust e tutela dei diritti individuali (G. Tesauro) - 1. Le prospettive normative. Le fonti - Globalizzazione, mercati, antitrust (P. Montalenti) - The US unilateral hypothesis (A. Foer) - The proposal for a "Universal Code" (U. Immenga) - La tutela della concorrenza nel mercato globale: una valutazione dopo la conferenza di Cancun (L. Radicati di Brozolo, S. Bertini) - Dibattito: (M. Ricolfi, L. M. C. Vasques, U. Immenga) 2. I contenuti (G. Sena) - Efficienza e gestione del rischio nell'applicazione delle norme antitrust (F. Denozza) - Disciplina delle concentrazioni e promozioni dei campioni nazionali tra diritto comunitario e normative nazionali antitrust (F. Ghezzi) - Modernizzazione del diritto antitrust comunitario e tutela dei singoli (L. Toffoletti) - Tutela della concorrenza, proprietà intellettuale. Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights (M. Ricolfi) - Dibattito (M. Grillo, V. Di Cataldo) - 3. Tavola rotonda: La giustiziabilità delle norme e dei provvedimenti antitrust (F. Grande Stevens, G. Tesauro, A. Toffoletto, C. Osti, L. Cardia, G. Rossi, L. C. Maria Vasques).

346. BENEFICI E COSTI DELL'INNOVAZIONE SANITARIA
Atti del Congresso internazionale dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore" sui rapporti tra diritto ed economia, svoltosi a Stresa, 19-20 maggio 2003
n. 10 collana dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore"
Ed. Giuffrè - Milano - 2003 - pp. 184

PRESENTAZIONE
Il volume si interroga, con un approccio multidisciplinare, sulle questioni fondamentali da affrontare in materia di costi e benefici dell'innovazione sanitaria nelle società occidentali, in cui si assiste, da un lato, ai progressi della tecnologia, all'aumento della speranza di vita e del reddito pro-capite, dall'altro, all'imposizione di vincoli finanziari alla spesa pubblica. La cruciale importanza dell'intervento pubblico non è certamente oggetto di discussione; ci si può chiedere, invece, in base a quali elementi si decide come allocare risorse per lo più scarse, quali quelle presenti in ambito sanitario. Dal volume emerge che in alcuni Paesi, quali l'Italia, il sistema delle "code", cioè dei tempi di attesa, costituisce il criterio decisionale prevalente.
Negli Stati Uniti, formalmente, ci si affida al mercato, affiancandovi incentivi alle categorie più svantaggiate. Qui, tuttavia, il mercato è solo ufficialmente chiamato in causa; nella consapevolezza dei suoi limiti come criterio allocativo, è, infatti, spesso utilizzato quali giustificazione di decisioni impopolari. In effetti, in tutti i Paesi si riscontra, in ambito sanitario, una razionalizzazione delle risorse, inevitabile ma tuttavia spesso non dichiarata per motivi socio-politici. La sua esplicitazione e la sua accorta gestione permetterebbero, invece, un corretto uso delle risorse destinate alla salute pubblica, settore in cui l'impatto finanziario dell'invecchiamento della popolazione e dello sviluppo della tecnologia, contrariamente ad un'opinione diffusa, è suscettibile di essere adeguatamente controllato. Un approccio economico non significa, beninteso, mettere in secondo piano le esigenze del malato, né giustificare una minore attenzione all'obiettivo salute.
Tali problematiche sono state affrontate nel corso dei lavori, dedicati all'innovazione in materia di ciò che potremmo chiamare conoscenze, contenuti e di organizzazione; al rapporto tra etica ed economia nella spesa sanitaria; al finanziamento della spesa pubblica per la sanità. Per quanto concerne il finanziamento, l'attenzione è stata posta al ruolo delle Regioni, alla situazione nei Paesi europei, osservata in un quadro comparato, ed al finanziamento della ricerca. Dall'analisi compiuta sono emersi lo stretto rapporto che intercorre tra quest'ultimo e l'innovazione sanitaria, e la posizione dell'Italia al di sotto della media europea per investimenti nella ricerca.


SOMMARIO
Indirizzi di saluto (L. Campiglio, M. Nobili, G. Sirchia) - Relazione introduttiva: Funding health care innovation: is explicit rationing inevitable? (A. Maynard) - 1. L'innovazione (C. Borsani) - Innovazione medica nel settore della sanità (G. Remuzzi) - Innovazione farmaceutica: fra mito e realtà (S. Garattini) - An approach to the governance of healthcare technology: the activities of the National Institute of Clinical Excellence (T. Dent) - L'innovazione organizzativa nella sanità: determinanti e prospettive evolutive (A. Cicchetti) - 2. - Etica ed economia della spesa sanitaria (L. Pomodoro) - Gli standard di spesa e prestazione nella sanità (M. Campari) - Etica ed economia della spesa sanitaria (G. Calabresi) - Innovazione medica e speranze di vita (R. Bernabei) - Two economic aspects of medical innovation (P. J. Hammond) - Dibattito (S. Sterpi, F. Fossati Bellani, P. Costanzo, B. Allaria, B. Perrone, G. Calabresi) - 3. - Il finanziamento della spesa pubblica per la sanità (L. Campiglio) - Regioni e spesa sanitaria (C. Lucchina) - Funding health care in Europe. Weighing up the options (E. Mossialos) - Finanziamento della ricerca nella sanità (E. Garaci) - Dibattito (L. Campiglio, A. Testi, E. Garaci, P. Costanzo, L. Campiglio, C. Lucchina, A. Mastrodonato, E. Mossialos, F. Fossati Bellani) - Comunicazioni: La riforma degli Irccs: verso la privatizzazione della sanità pubblica? (C. Maranca) - La sanità tra sussidiarietà verticale e orizzontale (A. Menocci).

347. TRAFFICKING: NETWORKS AND LOGISTICS OF TRANSNATIONAL CRIME AND INTERNATIONAL TERRORISM -
Edited by Dimitri Vlassis
Atti della Conferenza internazionale, Courmayeur, 6-8 dicembre 2002, organizzata dal CNPDS/ISPAC in collaborazione con United Nations Office on Drugs and Crime - UNODC, Centre for International Crime Prevention - CICP, United Nations Department for Disarmament Affairs/UNDDA e la Fondazione Courmayeur
Edizione in lingua inglese
Milano - 2004 - pp. 252

PRESENTAZIONE
La società contemporanea è caratterizzata da fenomeni che accrescono i contatti tra luoghi lontani del mondo, amplificando l'influenza a livello globale dei problemi locali: processi di liberalizzazione dell'economia internazionale, accelerazione delle transazioni finanziarie, innovazioni tecnologiche, in particolare nei settori dei trasporti e delle comunicazioni, aumento delle migrazioni internazionali. La globalizzazione economica e culturale, che ad essi consegue, non può non implicare una globalizzazione anche del crimine. Per questo motivo, i tradizionali strumenti di lotta alla criminalità e al terrorismo internazionale, elaborati a livello statuale, si rivelano più che mai insufficienti. Emerge invece, con evidenza, la necessità di una cooperazione internazionale basata sulla concertazione di azioni comuni e sullo scambio di informazioni. La modifica del contesto mondiale di riferimento ha reso fondamentale, da un lato, considerare il fenomeno del traffico illecito, il trafficking, tenendo conto delle caratteristiche peculiari che esso assume a seconda dell'attività con cui si manifesta, dall'altro, analizzarlo quale fenomeno generale, che spesso, come è stato individuato nella Conferenza, segue logiche analoghe a quelle del commercio internazionale, pur discostandosi da esso per l'utilizzo di mezzi illeciti. La lotta al trafficking rende necessario lo studio dei meccanismi che caratterizzano le differenti attività criminali, delle connessioni tra organizzazioni criminali, dei networks tra illeciti tradizionali e illeciti propri della nostra epoca o, comunque, in essa in aumento. Questo impegno è essenziale, sebbene non risulti di semplice attuazione anche per questioni pratiche, legate alle risorse umane e tecnologiche richieste e alle esigenze del commercio internazionale.
La lotta alla criminalità in questione deve utilizzare strategie che oltrepassino il comportamento illecito immediatamente individuabile, per scovare i retroscena di quei settori, quale l'import-export, che, seppure importanti per le nostre società, possono facilitare il traffico di persone, di armi, di droghe e di risorse naturali. Deve, inoltre, avvalersi di strumenti che aiutino a trovare risposte alle macro problematiche, quali le guerre e la povertà, che fanno per lo più da sfondo ai traffici appena citati. Il volume esamina le tematiche relative il traffico illecito e al terrorismo, con un'attenzione particolare il traffico di droga e al rapporto tra trafficking e mutamento tecnologico; alle organizzazioni e agenzie internazionali deputate alla lotta al traffico illecito; al traffico illecito di armi da fuoco, armi di piccolo taglio e armi leggere; al traffico illecito di risorse naturali rubate, di beni culturali, di oggetti d'arte e di specie in via di estinzione; al traffico di esseri umani e al contrabbando di migranti; alle reti e alla logistica del traffico illecito.


SOMMARIO
1. Introduction (D. Vlassis) - 2. Opening Session (R. Castelli, G. Rossi) - Business and Crime - Trade and Trafficking (A. M. Costa) - 3. The networks and logistics of transnational crime and terrorism - The evolving nature of the international drug trade and tuture trends (T. Pietschmann) - The relationship between technological change and trafficking (C. D. Ram) - 4. The logistics of trafficking - IMO activities to enhance maritime security (J. C. Addison) - Boats, planes, trains and automobiles: logistics of the trafficking market (N. Bailey) - 5. Trafficking in firearms, small arms and light weapons with a focus on organized crime (N. Florquin) - The use of criminal justice measures to prevent and combat trafficking in firearms, parts, components and explosives (C. D. Ram) - 6. Trafficking in stolen natural resources, cultural objects, works of arts and endangered fauna and flora - Assessing aspects of natural resources trafficking in central Africa (J. Cuvelier) - Trafficking in stolen works of art and cultural objects (M. Kenwood) - Illegal trade and the convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora/CITES (J. M. Sellar) - 7. Trafficking in human beings and smuggling of migrants - human rights and human trafficking (B. G. Ramcharan) - Trafficking in human beings (N. Ely-Raphel) - 8. The nature and logistics of trafficking in human beings (I. Omelaniuk) - Trafficking, smuggling and refugees: the contribution of UNHCR (G. O. Hara) - 8. The network and logistics of trafficking: emerging threats and new challenges - Links between terrorist and organized crime networks: emerging patterns and trends (A. Schmid) - Illicit trafficking in nuclear and other radioactive materials (F. Steinhäusler, L. Zaitseva) - The funding of terror: Al Qaeda's financial links (M. E. G. Chandler) 9. Combating trafficking - Combating trafficking: the role of governments (P. Williams).

348. CRIME AND TECHNOLOGY. NEW FRONTIERS FOR REGULATION, LAW ENFORCEMENT AND RESEARCH
Edited by Ernesto U. Savona, ISPAC
Atti della Conferenza internazionale, Courmayeur, 28-30 novembre 2003, organizzata da CNPDS/ISPAC in collaborazione con United Nations Office on Drugs and Crime - UNODC, Vienna, e la Fondazione Courmayeur
Ed. Springer - 2004 - pp. 140

PRESENTAZIONE
Il volume contiene parte delle relazioni presentate alla Conferenza internazionale ISPAC su Criminalità e tecnologie. Affronta con approccio multidisciplinare il tema dei molteplici e polimorfi legami fra la criminalità e la tecnologia e, in particolare, due problemi: come cambiano criminalità e criminali a causa della tecnologia e quali sono le possibilità offerte dalla tecnologia per rendere più efficiente la lotta contro la criminalità ad alto livello tecnologico e per ridurre le opportunità di commissione di reati. La discussione si è focalizzata sui metodi per acquisire conoscenze sul fenomeno e per impostare nuove modalità di approccio in campo sia legislativo che normativo e applicativo, obiettivi che implicano la messa in atto di azioni specifiche, quali: sviluppare gli strumenti giuridici esistenti a livello nazionale e internazionale per regolamentare la criminalità ad alto livello tecnologico; accrescere le conoscenze e le competenze in campo legislativo sia per quanto riguarda le nuove forme di criminalità che per il ricorso a nuovi strumenti per ridurre e prevenire forme di criminalità ad alta tecnologia; sviluppare ricerche che vertano soprattutto sugli aspetti della criminalità informatica; sviluppare percorsi di formazione per gli addetti - a diversi livelli - alla prevenzione ed al controllo della criminalità ad alta tecnologia; predisporre nuovi curricula per gli studenti di legge che permettano loro di conoscere le implicazioni di natura civile e penale della criminalità ad alta tecnologia; promuovere e organizzare attività di formazione per le forze dell'ordine; promuovere e organizzare attività di formazione per pubblici ministeri e giudici al fine di migliorare le loro conoscenze in materia di criminalità informatica e i problemi giuridici connessi; assistenza ai policy makers per la messa a punto di nuove norme giuridiche nel settore dei crimini di natura informatica; sviluppare l'analisi dei rischi ed i meccanismi di rilevazione del crimine.


SOMMARIO
Opening Session - Foreword (G. Rossi) - Introduction (E. U. Savona) - 1. Emerging Challenges (A. M. Costa) - 2. The fox and the hunters: how IC technologies change the crime race (E. U. Savona) - 3. New challenges for international rules against cyber-crime (F. Pocar) - 4. Combating cyber-crime: national legislation as a pre-requisite to international cooperation (L. Angers) - 5. New challenges for law enforcement (G. Laycock) - 6. Threats to the net: trends and law enforcement responses (C. Painter) - 7. Privacy and investigative needs: progressing from incompatible to complementary positions (G. Busia) - 8. Technology and intelligence collection (N. Bailey) - 9. New challenges for research: technology, criminology and crime science (R. V. Clarke) - 10. Research on crime and technology (C. J. Smith) - 11. Crime mapping and the training needs of law enforcement - 12. Some reflections on drugs and crime research in an international context (S. Chawla).

349. SUSTAINABLE DEVELOPMENT OF MOUNTAIN AREAS/ DEVELOPPEMENT DURABLE DES REGIONS DE MONTAGNE
Edited by T. Treves, L. Pineschi, A. Fodella
Ed. Giuffrè - Milano - 2004 - XXVII pp. 373

PRESENTAZIONE
Le aree montane sono importanti fonti di risorse, ecosistemi preziosi per la salvaguardia del pianeta e rientrano, per la loro configurazione naturale e geografica, tra le cosiddette zone "difficili". La loro protezione si inserisce, quindi, nel quadro della più ampia problematica dello sviluppo sostenibile. Il tema è al centro di dibattiti a livello locale, comunitario ed internazionale. Per quanto riguarda l'Unione europea, si possono ricordare, quelli avutisi in seno alla Convenzione, cui è stato affidato il compito di elaborare la Costituzione europea, e al Consiglio. È, dunque, nell'ambito della problematica dello sviluppo sostenibile che i curatori hanno inteso collocare l'opera, distinguendola così da quella da loro curata nel 2002, dal titolo "International Law and the Protection of Mountain Areas/Droit international et protection des régions de montagne" e contenente i primi risultati di un progetto di ricerca promosso nel 1999 dalla Fondazione Courmayeur e dal CNPDS. Il volume del 2004, conclusivo del progetto, è anch'esso essenzialmente giuridico ed evidenzia come il diritto internazionale della protezione delle aree montane inciti gli Stati ad attuare azioni di tutela. Il diritto internazionale assume, dunque, un ruolo cardine nella salvaguardia di regioni geografiche complesse, facendo proprie esigenze in parte trascurate o differite a livello nazionale. In particolare, è molto importante il diritto internazionale della protezione delle aree montane, anche se ancora lacunoso, probabilmente a causa della sua origine recente. Il quadro istituzionale da questo delineato è infatti soltanto all'inizio, pochi e scarsamente efficaci sono i meccanismi di risoluzione dei conflitti che esso prevede, piuttosto "fluido", nel senso di vago e impreciso, il suo linguaggio. Il testo sviluppa, in quattro parti, la questione della tutela delle aree montane, considerata nell'ambito della problematica dello sviluppo sostenibile. La prima traccia il quadro internazionale sull'argomento, con particolare riferimento alle politiche adottate dalle organizzazioni internazionali e agli strumenti normativi approvati su scala globale. La seconda si concentra sul diritto internazionale dell'ambiente, la terza, invece, sugli interventi, soprattutto normativi, ma anche di altro tipo, realizzati in Europa. La quarta parte, infine, contiene i documenti internazionali rilevanti per il tema trattato, suddivisi in tre sezioni. Essi costituiscono il prosieguo di quelli raccolti nel volume del 2002. Concludono il volume alcune tavole, che presentano i dati sulle ratificazioni dei più rilevanti strumenti di natura convenzionale, distinti per Paesi.


SOMMARIO
Foreword (L. Caveri) - Introduction (T. Treves) - 1. Global Concerns for the Sustainable Development of Mountain Areas - Introduction (B. Messerli) - Emergence of and future steps for sustainable mountain development in the global environmental agenda (J. Bandyopadhyay, S. Perveen) - Mountains and sustainable development: the legalinstruments adopted at the World Summit on sustainable development, Johannesburg 2002 (A. Fodella) - L'apport de la FAO à l'Année internationale de la montagne (M. A. Mekouar) - 2. International environmental law and sustainable development of mountain areas - Introduction (A. Ch. Kiss) - International agreements and protection of mountain areas: overlapping and co-ordination (D. Shelton) - International law and the conservation of biological diversity in mountain ecosystems (M. J. Bowman) - Les ressources en eau douce et la montagne. Une liaison incontournable (J. Sohnle) - Forêts, paysage et montagne (M. Prieur) - International law and mountain protected areas (F. Lenzerini) - 3. The sustainable development of mountain areas in Europe - Introduction (W. E. Burhenne) - The Convention for the protection of the Alps and its Protocols: evaluation and expectations (L. Pineschi) - The Secretariat of the alpine Convention (I. Papanicolopulu) - The Alpine Convention as an example of the role of non-governmental organizations (NGOs) in the adoption of an international agreement (A. Gotz) - The Carpathian Convention. Partnership for protection and sustainable mountain development (H. Egered) - L'action du Conseil de l'Europe: les Principes directeurs pour le développement territorial durable du continent européen de la CEMAT et les régions de montagne (M. Dejeant-Pons) - Protection of mountain areas and community environmental law (M. Onida).

350. EUTANASIA. UN PROBLEMA APERTO
Atti del Convegno svoltosi a Milano, 30 giugno 2003, organizzato dal CNPDS e dall'Istituto Europeo di Oncologia - IEO
Milano - 2004 - pp. 150

PRESENTAZIONE
L'eutanasia costituisce un problema complesso, che implica riflessioni sul senso della dignità, della morte, della sofferenza, della vita.
Nessun approccio potrà mai includere tutte le prospettive necessarie alla comprensione di questo argomento. Si può, tuttavia, tentare di riflettervi per evitare che su di esso scenda il silenzio, con una riflessione interdisciplinare, che non si pone l'intento di soffermarsi sugli interrogativi a valle del tema, cioè "pro" o "contro", ma su quelli più a monte di esso, che hanno implicazioni di tipo medico, etico, sociale e giuridico.
Dal volume emerge, infatti, un grande rispetto per il dolore della persona, del malato e dei suoi cari, ed il desiderio che tale dolore, purtroppo immenso e in gran parte incondivisibile, non sia più anche indicibile. Emerge, inoltre, la consapevolezza di non potersi porre, in materia, obiettivi di completezza, ma solo di ricerca, di approfondimento e di riflessione.
Il Convegno ha dedicato il primo panel all'introduzione dell'argomento, tentando di delineare la problematica anche con proposte definitorie; il secondo, al quadro normativo di alcuni Paesi europei, con particolare riferimento alle situazioni belga, olandese, britannica e svizzera; il terzo, alle esperienze dei medici, riferite con l'intento di analizzare l'importanza di alcuni elementi di contesto, quali il tipo di malattia e il luogo di cura e di assistenza; il quarto, alle problematiche etiche legate all'eutanasia, sviluppate tramite la riflessione su living will/direttive anticipate, sulla consapevolezza della persona-cittadino-paziente, sull'autodeterminazione, sulle posizioni del Comitato nazionale per la Bioetica.
L'ultima parte del Convegno è, invece, stata consacrata agli interventi programmati di esperti, che, hanno riferito esperienze personali. Tra questi si colloca la presentazione di una ricerca condotta tramite interviste semi-strutturate, particolarmente importante in un panorama, quale quello italiano, carente di dati empirici.


SOMMARIO
Introduzione (G. Apolone) - Aspetti clinici, umanistico-filosofici e giuridici (V. Ventafridda, F. Buzzi, A. Santosuosso, M. Ceruti) - Situazione europea (H. Nys, A. Grayling, A. Bondolfi) - Temi di contesto (A. Goldhirsch, E. Soresi, L. Gattinoni) Living Will / direttive anticipate e consapevolezza del cittadino/paziente (F. D'Agostino, D. Neri, U. Veronesi) - Interventi programmati (U. Loi, G. Bertolini, E. Ghislandi, P. Longoni, M. Lusignani, T. Petrangolini, E. Riva) - Conclusione (L. Pomodoro).

351. STORIA DI UN GIUDICE ITALIANO. VITA DI ADOLFO BERIA DI ARGENTINE
di Mimmo Franzinelli e Pier Paolo Poggio
Ed. Rizzoli - Milano - 2004 - pp. 374

PRESENTAZIONE
Gli studiosi che hanno ricostruito la bibliografia di Adolfo Beria di Argentine, così come coloro che con lui hanno avuto rapporti di lavoro e personali, delineano un impegno su più fronti, unificato da una visione umanista del mondo. L'attenzione per l'uomo e la sua dignità, lasciata in eredità ai suoi più giovani collaboratori, emerge da tutte le esperienze di Beria di Argentine: quella di giovane della Resistenza, di giornalista, di studioso e quella, centrale, di magistrato, cui è dedicata la maggior parte del libro. Operò per migliorare l'organizzazione e l'efficienza dell'amministrazione giudiziaria, come pure la collaborazione fra istituzioni pubbliche.
Sottolineò l'importanza della professionalità dei magistrati, considerandola come l'elemento principale a garanzia dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, conscio del fatto che gli uomini sono alla base delle istituzioni.
Riformatore illuminato, Beria di Argentine fu guidato dal suo grande senso dello Stato e si batté, anche nei momenti più difficili, per l'attuazione della Costituzione.
Il volume sottolinea anche il suo grande impegno, di respiro internazionale, nei confronti della cultura e dello sviluppo delle scienze sociali. Egli contribuì fortemente ad avvicinare la magistratura alla sociologia del diritto, introdotta in Italia dall'amico Renato Treves. Il CNPDS, che egli fondò, divenne un punto d'incontro per personalità diverse, un crocevia di opinioni differenti, a livello nazionale e internazionale.


SOMMARIO
Introduzione (G. De Rita) - 1. Il partigiano - 2. L'animatore del Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale - 3. Il magistrato - 4. L'avversario del terrorismo - 5. L'impegno per la modernizzazione della magistratura - 6. Gli ultimi anni.

352. CULTURE E CONFLITTO
Atti del Seminario internazionale svoltosi a Courmayeur, 13-15 dicembre 2002, organizzato dal CNPDS in collaborazione con il Dipartimento di scienze dell'educazione dell'Università degli Studi di Bologna, la Commissione nazionale italiana per l'Unesco e la Fondazione Courmayeur
M. Callari Galli, G. Guerzoni, B. Riccio (a cura di)
Guaraldi Universitaria - Rimini - 2005 - pp. 314

PRESENTAZIONE
La crisi delle grandi ideologie, i processi di globalizzazione, quelli di "localizzazione" e di esaltazione delle differenze, costituiscono uno scenario ideale per il sorgere di conflitti. Essi vengono per lo più fomentati e mantenuti da situazioni di povertà, disoccupazione e ignoranza. Spesso sfociano in vere e proprie guerre. Anche per la capacità dei media di diffondere continuamente notizie in tutto il mondo, esse ci vedono per lo più spettatori assenti, anestetizzati, favoriti in questo da un'informazione fornita senza mediazioni, in maniera rallentata, inframmezzata e sovrapposta, che, in una costruzione massmediologica, esalta alcuni conflitti, dimenticandone completamente altri. La natura sempre meno "territoriale" del conflitto è dovuta, inoltre, anche ai processi migratori che interessano tutto il pianeta. Il Seminario internazionale da cui il volume trae origine, che lascia spazio anche alla narrazione di esperienze e testimonianze, si sviluppa lungo tre sessioni principali: l'analisi culturale del conflitto; le rappresentazioni simboliche dello stesso; i diritti umani, la legislazione internazionale e la solidarietà di fronte al conflitto. Al loro interno esso si propone di evidenziare la dimensione culturale di quest'ultimo, senza per questo interpretarlo in chiave squisitamente culturalista; mostrando, allo stesso tempo, che la tesi dello scontro tra civiltà è una vera e propria falsificazione. La grande complessità dei conflitti contemporanei ci obbliga a ricorrere a interpretazioni multifattoriali, abbandonando i modelli unilineari e unidimensionali. Il Seminario ha inteso, in special modo, sviluppare un'analisi della complessità contemporanea del conflitto, considerandolo mutato, almeno nella sua narrazione, dopo l'11 settembre e ritenendo annullata la corrispondenza tra territorio, comunità e cultura. In questo quadro il paradigma dei diritti umani, l'educazione al loro rispetto, la cultura della loro difesa, sembrano essere gli unici strumenti possibili contro la proliferazione e la perennizzazione dei conflitti, purché nell'interpretazione di tali diritti si riesca a trovare un punto di equilibrio tra universalità e specificità delle culture e dei contesti.


SOMMARIO
Presentazione (L. Pomodoro) - Saluti (T. Carettoni) - Culture e conflitto - Introduzione (M. Callari Galli) - 1. Analisi culturale del conflitto nei mondi contemporanei - L'Europa e l'altra Europa (P. Matvejevic) - La scena contemporanea: paradossi etici e politici (M. Pandolfi) - Transizioni antropologiche (E. Scandurra) - Il conflitto con sé e con gli altri: voci e silenzi emotivi (M. Contini) - Interculturalismo e meticciato nell'epoca della globalizzazione (A. Buttitta) - Un esempio di costruzione culturale del conflitto (B. Riccio) - Turisti e conflitti (F. Ferraris) - 2. Testimonianze ed esperienze - Una testimonianza sulla testimonianza (F. Lubonja) - Censura e intellettuali nell'Albania comunista (P. Misha) - 3. Le rappresentazioni simboliche del conflitto - Symbolic representations of conflict in contemporary world: different disciplinary prospects (J. Galaty) - Alcune riflessioni (A. M. Gianotti) - Media e conflitto (G. Grignaffini) - Cultura e conflitto: rappresentazioni visuali e antropologia del cinema (M. G. Grasselli) - Conflitti urbani: Genova 2001, un'analisi antropologica (G. Scandurra) - Il terrorismo è un virus? (M. Bigotto) - 4. I diritti umani, la legislazione internazionale e la solidarietà di fronte al conflitto - I diritti umani e la legislazione internazionale di fronte al conflitto (F. Pocar) - Alcuni commenti (S. Bianchini) - Forza del diritto o diritto della forza? (G. D'Agostino) - Diritti umani e solidarietà attiva (A. Genovese) - Diritti umani e prevenzione del conflitto. Prospettive di un'educazione ai diritti umani (D. Soci) - 5. Conclusioni - Geopolitiche e narrazioni del conflitto nella contemporaneità: uno sguardo antropologico (G. Guerzoni).

353. L'ALLARGAMENTO DA 15 A 25 PAESI RAFFORZERÀ L'UNIONE EUROPEA?
Atti del Congresso internazionale dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore" sui rapporti tra diritto ed economia svoltosi a Stresa, 21-22 maggio 2004
n. 11 Collana dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore"
Ed. Giuffrè - Milano - 2005 - pp. 248

PRESENTAZIONE
L'allargamento dell'Unione europea da 15 a 25 membri presenta criticità che che sono state indagate in tre sezioni. Dalla prima sezione, dedicata alle fondamenta culturali e politiche della "Nuova Europa", sono emersi i temi dei confini esterni; delle cooperazioni rafforzate e delle integrazioni differenziate; del rapporto tra grandi e piccoli Stati membri; del sistema operativo e del modello istituzionale; del sistema giuridico dell'Unione; dell'agenda politica della stessa, con particolare riferimento alla politica agricola e a quella di vicinato; delle riforme economiche; della legittimità delle istituzioni comunitarie; dell'eventuale nascita di politiche, estera e di difesa, economica, comuni; delle relazioni transatlantiche e delle sfide che il terrorismo pone. Dalla seconda sessione, dedicata alle questioni aperte in seguito all'allargamento, è emersa una disomogeneità dei nuovi Stati membri, non solo rispetto ai vecchi, ma anche tra loro e, quindi, la necessità di ridurre le diversità economiche, mantenendo quelle culturali. Il progetto di allargamento è profondamente motivato da ragioni di stabilità, democrazia e solidarietà all'interno dell'Europa, ma anche economiche. Obiettivi precisi sono l'espansione delle attività commerciali, lo sviluppo di nuovi progetti d'investimento e la conseguente crescita tecnologica delle industrie e del mercato del lavoro dei nuovi Stati membri.
Ciò comporta, al loro interno, la ristrutturazione di particolari economie e cambiamenti nell'organizzazione del lavoro. Implica timori legati ad attacchi speculativi, alla crescita del debito pubblico e alla riforma del sistema pensionistico e sanitario. Si collega al completamento della riforma dell'amministrazione pubblica, del sistema giudiziario e alla lotta alla corruzione. D'altro canto, l'allargamento apre le questioni della ridefinizione della politica di coesione economica e sociale dell'Unione, della riforma dei fondi strutturali, del rafforzamento del bilancio comunitario, della ristrutturazione delle attività produttive dei vecchi Stati membri nel senso di una migliore competitività. Dalla terza sessione, dedicata alle sfide aperte per l'Italia, risulta un forte spostamento delle relazioni commerciali italiane e una notevole crescita quantitativa degli investimenti delle imprese multinazionali, ad Est. Ciò che si può prevedere per il futuro è un rafforzamento dell'interscambio commerciale italiano e un aumento del processo di integrazione tra distretti dell'Europa centro-orientali, i risultati positivi del quale dipendono dalla realizzazione di politiche opportune. Come emerge particolarmente dalla Tavola rotonda conclusiva, lo spostamento ad Est è dovuto anche alla decisione di delocalizzare, spesso quale conseguenza obbligata della crescente concorrenza extraeuropea, in Paesi giovani, che forniscono risorse qualificate (o velocemente qualificabili), molto motivate, più flessibili, nel senso di meno protette da strumenti giuridici e sindacali, e a costi più bassi. Gli investimenti ad Est presentano comunque difficoltà, per sormontare le quali gli imprenditori chiedono più strumenti di sostegno pubblici e una maggiore strategia complessiva a livello istituzionale, resi ancor più necessari dal limitato numero di aziende multinazionali italiane. Sul rapporto tra mercato del lavoro e immigrazione, il Congresso ha infine sfatato, tramite dati statistici, alcuni luoghi comuni legati al timore di enormi ondate migratorie ed evidenziato il problema della mobilità limitata delle risorse umane all'interno dell'Unione.


SOMMARIO
Indirizzi di saluto (G. Calabresi, M. Nobili, L. Pomodoro) - 1. Verso una nuova Europa (G. Calabresi) - L'idea e i (provvisori) confini della nuova Europa (V. E. Parsi) - La sindrome di Lilliput: grandi e piccoli stati membri nella nuova Europa (P. Ponzano) - The enlargement of the new Europe and a prospective even wider membership (H. Wallace) - La Costituzione europea e i processi decisionali (U. Draetta) - From integration to divide and rule? United States and Europe after the war in Iraq (M. E. Cox) - Dibattito (W. Wallace, W. Sadurski, A. Anzani, G. Calabresi, U. Melotti, V. E. Parsi, U. Draetta, P. Ponzano, H. Wallace, M. E. Cox) - 2. Le questioni aperte per l'Europa (L. Campiglio) - Economic growth: hopes and fears of the new member States (A. Welfe) - L'allargamento all'Europa dell'Est: benefici e sfide (F. Barbaso) - How the enlargement may affect economic policy in the European Union (M. Artis) - The role accorded to trade and migration in EU enlargement: impact on the labour market (G. Biffl) - Dibattito (M. Lossani, M. Gheordanescu, A. Mastrodonato, A. Welfe, F. Barbaso, L. Campiglio, A. Monorchio, A. Colombo, W. Wallace, G. Biffl, M. J. Artis) - 3. Le questioni aperte per l'Italia (V. Ferrari) - Allargamento e competitività dell'economia italiana (E. Ciciotti, F. Timpano) - Dibattito (G. Nicoletti, V. Ferrari, U. Melotti, A. Colombo, A. Monorchio, F. Timpano) - Tavola Rotonda (V. Ferrari, M. Pierdicchi, G. Castelli, L. Fontanella, E. Gismondi) - Dibattito (A. di Stasi, E. Gismondi, L. Fontanella, G. Castelli, G. Crespi Reghizzi, M. Gheordanescu) - Conclusioni (G. Surányi, V. Ferrari, G. Brignone) -Alcune riflessioni sull'impatto dell'allargamento dell'Unione Europea in agricoltura (D. Spampanato).

354. MERCATI FINANZIARI E SISTEMA DEI CONTROLLI
Atti del Convegno svoltosi a Courmayeur, 1-2 ottobre 2004, organizzato dal CNPDS e dalla Fondazione Courmayeur
n. 19 Collana Convegni di studio "Problemi attuali di diritto di procedura civile"
Ed. Giuffrè - Milano - 2005 - pp. 251

PRESENTAZIONE
Gli scandali finanziari degli ultimi anni hanno coinvolto grandi gruppi industriali e danneggiato numerosi risparmiatori. Casi quali quello Enron, Wordcom, Ahold, Shell, Vivendi, Cirio, Parmalat, Hollinger, hanno generato una forte sfiducia nei mercati finanziari e indotto i cittadini di tutto il mondo ad allontanarsene, con grave danno per l'economia. Il Convegno ha inteso analizzare gli interventi, già realizzati o ancora da compiere, per arginare tale situazione di crisi e prevenire nuovi scandali, con il contributo di esperti dei mercati finanziari, di formazione diversa, che hanno concentrato l'attenzione sulle modifiche dell'ordinamento giuridico necessarie a prevenire il ripetersi di crisi finanziarie e, soprattutto, a superare le debolezze strutturali manifestatesi nei meccanismi di controllo, affrontando la problematica anche in una prospettiva comparata. Particolare attenzione è dedicata ai meccanismi di controllo, interni ed esterni alle imprese, sia quelli di "mercato", esercitati da revisori, intermediari, agenzie di rating, sia quelli esercitati dalle autorità di vigilanza. Emerge la presenza, nell'ordinamento italiano, di alcune norme attuali ed avanzate, ma anche di gravi lacune che allontanano il Paese da una condizione di sviluppo. Le regole imposte dal regolamento Consob, in particolare dai suoi articoli da 26 a 29, pur se migliorabili, sono piuttosto avanzate e la suitability rule costituisce un tema caldo non solo nel nostro Paese, ma ovunque. La riforma del diritto societario, tuttavia, pur elevando i principi di corretta amministrazione a clausola generale di comportamento degli amministratori, non va nel senso della tutela delle minoranze; non pare, quindi, sufficiente a ripristinare la fiducia dei cittadini-investitori. Il volume ricorda l'importanza di non seguire le sirene dell'esterofilia, copiando riforme adottate da altri Paesi, difficilmente adeguabili al sistema economico italiano, ma di guardare all'impegno da essi posto nel ristabilire una situazione di fiducia, tramite il rafforzamento del sistema dei controlli sull'attività delle imprese. Riferimento fondamentale sono gli Stati Uniti, culla dei primi grandi scandali finanziari dei nostri anni, che sono intervenuti giuridicamente per tentare di prevenirli. Gran parte degli interventi sono ivi stati realizzati (o sono in corso di realizzazione) tramite il Sarbanes-Oxley Act del 2002, cui si deve, tra l'altro, il potenziamento dell'azione della Securities and Exchange Commission-SEC e l'ampliamento dell'audit committee. In Italia, non sono stati presi analoghi provvedimenti rafforzativi dei controlli, sono, anzi, stati sottratti ai giudici strumenti precedentemente in loro possesso.
Nonostante i ritardi riscontrabili da parte dell'Unione Europea, nel nostro Paese la maggior parte degli interventi a tutela del risparmio è di origine comunitaria. In materia di regole relative ai mercati finanziari, in futuro si porrà sempre più un problema di concorrenza tra norme nazionali e norme comunitarie, così come negli Stati Uniti si è già posto un problema di concorrenza tra norme statali e norme federali, esemplificato dal caso del Delaware, l'attività delle cui corti si è costruita una grande reputazione negli Stati Uniti. È importante trovare soluzioni proprie al sistema economico e finanziario nazionale, dando però ai risparmiatori segnali chiari d'intervento a loro tutela; in tal modo si rafforzerà la fiducia nei mercati e s'incentiverà lo sviluppo. In un'economia globalizzata le aziende risentono fortemente della concorrenza straniera e, qualora perdano la capacità di fare impresa, spostano l'asse del proprio interesse dalla produzione alla finanza, rischiando, sul lungo periodo, di diminuire la propria capacità di stare sui mercati.
Entrano, quindi, in un circolo vizioso fortemente nocivo per l'economia nazionale. Le crisi finanziarie che investono un gruppo ed un Paese si ripercuotono, inoltre, sull'economia di molti altri, secondo un effetto domino. La tutela dei risparmiatori non si può, dunque, limitare ad un unico provvedimento. Essa richiede interventi articolati e coordinati, nonché l'esistenza di una forma di controllo sociale diffuso, che implichi una cultura della vergogna come sanzione negativa. Secondo quanto emerge dall'esperienza, anche delle corti statunitensi, il buon funzionamento del sistema dipende, in ultima istanza, dalle caratteristiche umane, in particolare dalla fiducia che le persone, dagli amministratori ai membri delle corti, riescono ad infondere in base alla loro volontà di applicare le norme esistenti. La funzione promozionale del diritto, rilevabile nel settore finanziario come in molti altri, può, infatti, emergere solo se nella società trova, almeno in parte, i presupposti culturali per farlo.


SOMMARIO
Seduta inaugurale (R. Blua, L. Passerin d'Entrèves) - Il Mercato (G. Rossi) - Imprese, banche, agenzie di rating nella crisi del terzo millennio (M. Onado) - Consob, Banca d'Italia, società di gestione del mercato nella riforma della tutela del risparmio (R. Costi) - The role of the audit committee: the US experience (C. A. Glassman) - The role of the Delaware judiciary in corporate law, corporate governance and economic goals (E. N. Veasey) - L'esperienza italiana (F. Greco) - 2. Controlli interni e responsabilità degli organi sociali (G. Minervini) - Controlli interni, governo societario e responsabilità. Esperienze statunitense ed italiana a confronto (G. Ferrarini) - La responsabilità degli amministratori nell'impresa globalizzata (P. Montalenti) - Il collegio sindacale: luci e ombre di un sistema controverso (G. Cavalli) - 3. I controlli esterni (V. Salafia) - Authority e revisori in epoca di riforme (R. Rordorf) - Concorrenza, coordinamento e conflitti tra le regole di mercato (A. Mazzoni) - Tavola Rotonda (F. Grande Stevens, F. Ghezzi, B. Bianchi, L. Cardia, A. Giussani, A. Propersi, S. Bragantini).

355. ORGANIZED CRIME AND HUMANITARIAN DISASTERS
Atti della Conferenza internazionale, Courmayeur, 3-5 dicembre 2004, organizzata dal CNPDS/ISPAC in collaborazione con United Nations Office on Drugs and Crime - UNODC e la Fondazione Courmayeur
Milano - 2005 - pp. 169

PRESENTAZIONE
Da un lato, il crimine organizzato causa disastri umanitari, dall'altro ne trae beneficio anche laddove non ne sia stato all'origine. Le organizzazioni criminali hanno un forte interesse alla perpetuazione di tali disastri, poiché le situazioni d'instabilità, di caos e di guerra possono diventare un'ottima fonte di finanziamento. Riguardo al loro ruolo nel provocare disastri umanitari, il volume analizza: la relazione tra narcotrafficanti e paramilitari in Colombia, nonché l'esodo forzato e i massacri, di cui sono stati vittime milioni di cittadini di questo Stato; il traffico di materiale radioattivo nell'ex Unione Sovietica; l'introduzione illegale di migranti messicani negli Stati Uniti, considerata come passaggio dall'immigrazione illegale allo sfruttamento della stessa; la pirateria marittima contemporanea. Per quanto concerne lo sfruttamento dei disastri umanitari da parte del crimine organizzato, il volume analizza il traffico d'armi nell'Europa Sud-orientale, in particolare in Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Serbia, Montenegro e lo sfruttamento sessuale nei Balcani, considerati come zone di post-conflitto sotto il controllo delle forze di peacekeeping. Dal testo emergono, anche, proposte per ridurre lo spazio di manovra lasciato a vantaggio delle organizzazioni criminali. Esse consistono, innanzitutto, in strumenti preventivi, quali i cosiddetti vulnerability studies, che permettono di analizzare il crimine organizzato come un settore economico e di scoprire i suoi punti deboli, e il Legislative crime proofing, processo che permette di identificare ex ante le conseguenze non desiderate delle legislazioni d'emergenza a favore delle zone disastrate.
Consistono, inoltre, in strumenti di cooperazione, quali convenzioni e protocolli internazionali, organizzazioni come l'Europol, sistemi di allerta basati su una rete di informatori, sul coinvolgimento delle ONG, su metodologie e software appropriati.


SOMMARIO
Opening Session (R. Blua, L. Passerin d'Entrèves, A. Rollandin, L. Pomodoro, M. Vietti) - Keynote Address (A. M. Costa) - 1. The Role of organized crime in provoking humanitarian disasters - Organized crime and the political economy of forced displacement and massacres in Colombia (N. Richani) - Nuclear and radioactive material illicit trafficking in the Former Soviet Union (E. Sokova) - Border enforcement, organized crime, and deaths of smuggled migrants on the United States - Mexico border (R. T. Guerette, R. V. Clarke) - Organized Crime and Piracy Related Deaths (E. K. J. Pladdet) - 2. Organized crime exploiting humanitarian disasters - Small arms and light weapons trafficking in South-Eastern Europe - Fuelling armed violence, crime and conflict (T. Monaghan) - The links between the peacekeeping and trafficking for sexual exploitation in Bosnia-Herzegovina (P. von Bethlenfalvy, P. Marques) - 3. Reducing opportunities for organized crime provoking/exploiting humanitarian disasters - Preventing organized crime through vulnerability studies (T. Vander Beken) - Proofing legislation against crime in the case of reconstruction after humanitarian disasters (E. U. Savona, F. Curtol) - 4. Partnerships to combat organized crime in crisis regions - Instruments of international cooperation to combat organized crime: The UN Convention against transnational organized crime (E. Vetere) - Regional cooperation to combat organized crime (M. Germán Simancas Carrión) - Organized crime and humanitarian disasters: developing an early warning system (P. Williams).

356. CURRENT ISSUES IN INTERNATIONAL CRIME PREVENTION AND CRIMINAL JUSTICE
Edited by Jay Albanese, ISPAC
Documenti presentati alle Riunioni scientifiche ad hoc organizzate dall'ISPAC nell'ambito dell'XI Congresso delle Nazioni Unite sulla prevenzione della criminalità e la giustizia penale (Bangkok, 18-25 aprile 2005)
Milano - 2005 - pp. 390

PRESENTAZIONE
Nell'ambito del XI Congresso delle Nazioni Unite sulla prevenzione della criminalità e la giustizia penale è stato organizzato, sotto il coordinamento dell'ISPAC, un Programma specifico (Ancillary Program) al fine di permettere agli esperti individuali e alle organizzazioni non governative di presentare informazioni, dati e ricerche su tematiche derivate dal tema generale del Congresso. Il Programma si è svolto in parallelo con i lavori del Congresso ed ha riguardato una grande varietà di temi, quali: la salvaguardia dei diritti fondamentali dei detenuti, il cybercrime, la giustizia riparativa, la prevenzione della violenza tra i giovani, la protezione dello stato di diritto nella lotta contro il terrorismo, la criminalità transnazionale, la violenza contro donne e bambini, la lotta contro la corruzione.
Il volume pubblica una scelta di relazioni sui temi della prevenzione, dei sistemi di giustizia penale, della sicurezza urbana nel mondo, della prevenzione della criminalità e di giustizia penale nel contesto dei disastri materiali nonché la sintesi dei lavori delle 42 Riunioni scientifiche ad hoc tenutesi nell'ambito del Programma.


SOMMARIO
Foreword (E. Vetere) - Introduction (J. S. Albanese) - 1. Enhancing crime prevention - The link between local and global drug markets in Asia: the case of Hong Kong (K. A. J. Laidler) - The institutionalization of violence: Palestinian youth violence (D. Rothe) - 2. Improving the criminal justice system - Developing restorative practices in Latin America (L. Parker) - Maintaining urban order in Botswana: why policing routine public order in underdeveloped countries matters (F. P. Roth) - Crime prevention through innovative community-oriented policing strategies: establishing standards in conflict-torn nations (A. Schbley) - Restorative justice is a human right. A transformative discourse within un paradigms (M. A. Smith) - Correctional leadership development programming in conflict-torn nations (S. Stojkovic) - Restoring prison systems in war-torn nations: correctional vision, monitoring, and human rights (M. Welch) - "A sorry trade". The prosecution of child trafficking - Its current effectiveness and next steps (J. Lewis) - 3. Urban security across the world - Violencia y criminalidad en San Pablo: diagnostico y prevencion (D. de Jesus) - Sécurite et prevention en Europe (M. Marcus) - L'évolution des delinquances et des politiques de securité en France (L. Mucchielli) - The model for security in the lombardy region (F. Cristalli) - Criminality and urban context in Spain (L. Arroyo Zapatero) - Concluding remarks (S. Stefanizzi) - 4. Crime prevention and criminal justice in the context of natural disasters - The role of criminal justice systems in minimizing the socio-economic damage ensuing from natural disasters: lessons learned (M. Shikita) - A study of the crime situation in the tsunami disaster areas in India (P.k. Mehta) - Asia crime prevention foundation (ACPF) (M. Noguchi) - Crime, disorder and major natural disasters: the caribbean experience (A. Harriott) - The earthquake relief fund for orphans (M. Farivar) - The italian experience in the field of crime prevention subsequent to humanitarian disasters (G. de Ceglie) - Natural disasters and crime prevention: what are we waiting for? (S. Redo) - Crime prevention and criminal justice in the context of natural disasters: lessons learned (E. U. Savona) - 5. Ancillary meeting reports (G. Hill)

357. UNA COMUNITÀ ALL'OMBRA DEL DIRITTO
di Ivan Pupolizio
Serie L'amministrazione della giustizia nell'Italia del 2000
Ed. Giuffrè - Milano - 2005 - pp. 390

PRESENTAZIONE
Il libro punta a descrivere ed analizzare i differenti significati e metodi della mediazione, quale procedura consensuale per il trattamento dei conflitti dichiarati alternativa al processo giudiziario. A tal fine, l'indagine muove da una preliminare descrizione della nascita e dello sviluppo del movimento per la giustizia informale negli Stati Uniti, con un richiamo alle sue premesse storiche, ma soffermandosi soprattutto sugli anni '70. È in questa decade, infatti, che le richieste di riforma dell'amministrazione della giustizia producono un'intensa ricerca di procedure alternative per la risoluzione dei conflitti, e il sorgere di numerosi programmi di mediazione, interni ed esterni al sistema giudiziario statale. Il libro descrive le principali tappe di questa evoluzione, nonché il contributo offerto dalla letteratura sociologica e giuridica al successo del movimento per l'informal justice, attraverso lo studio delle dispute e la legittimazione delle alternative al processo giudiziario, in particolare per la risoluzione dei conflitti tra persone coinvolte in una relazione continuativa. La disamina della letteratura sul disputing ha, inoltre, permesso l'individuazione di tre tipi ideali di mediazione (negoziale, comunitaria e terapeutica), definiti sulla base degli obiettivi teorici e delle caratteristiche organizzative concretamente adottate dai diversi programmi. L'utilità analitica di questa tripartizione è stata, infine, testata attraverso lo studio dell'evoluzione di uno dei più importanti programmi di community mediation negli Stati Uniti (il San Francisco Community Boards Program), nonché mediante un'indagine empirica condotta su sei esperienze di mediazione sociale in Italia, con una descrizione delle caratteristiche e del lavoro svolto da ciascuno dei centri di mediazione individuati, nonché delle differenti "ideologie" della mediazione, emerse da alcune interviste semi-strutturate con i mediatori sociali italiani.


SOMMARIO
Introduzione - 1. La giustizia informale negli Stati Uniti - Una "giustizia senza diritto"? - La giustizia informale nella seconda metà del ventesimo secolo - La mediazione e "l'esplosione della litigiosità": the Pound Conference - La critica al formalismo giudiziario e la prima ondata di delegalizzazione: 1900-1930 - Il multi-door courthouse system e l'impatto della Pound Conference - 2. La mediazione e lo studio delle dispute - Premessa - Dalle dispute al diritto: un mutamento di prospettiva - Le dispute negli studi sociopsicologici: il mediatore come "facilitatore del negoziato" - Le dispute nella tradizione antropologica - Le dispute negli studi sulla litigation - 3. I volti della mediazione - La mediazione e l'ipotesi delle relazioni continuative - Tre modelli di mediazione - La mediazione negoziale - La mediazione comunitaria - La mediazione terapeutica - 4. Un modello per la mediazione sociale - Il San Francisco Community Boards Program - Il panel e la comunità dei volontari del SFCB - L'incontro di mediazione e i conflitti affrontati dal SFCB - L'evoluzione del modello di San Francisco - 5. La mediazione sociale in Italia - Premessa - La mediazione in Francia - Cenni sulla mediazione penale - Uno "spirito della mediazione" - Una ricerca sui centri di mediazione sociale in Italia - I centri di mediazione sociale - Le interviste con i mediatori - L'attività dei centri di mediazione e l'"ideologia" dei mediatori sociali - Epilogo - Appendice - Bibliografia

358. DIRITTI CIVILI ED ECONOMICI IN TEMPI DI CRISI
Atti del Congresso internazionale promosso e organizzato dall'Osservatorio "Giordano Dell'Amore" sui rapporti tra diritto ed economia e dal CNPDS, sotto gli auspici della Fondazione Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, tenutosi a Stresa, 13-14 maggio 2005
N. 12 Collana dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore"
Ed. Giuffrè - Milano - 2006 - pp. VI 184

PRESENTAZIONE
Molteplici sono le crisi che caratterizzano la nostra epoca, altrettante le loro cause e conseguenze. In questo scenario, diversi sono i temi che la Conferenza ha affrontato, tramite gli interventi di economisti, politologi e studiosi di diritto, ripartiti in tre sessioni, dedicate al concetto di crisi, alle conseguenze sui diritti, alle politiche e agli assetti istituzionali per i "giorni di pioggia". I contenuti possono essere sintetizzati in due grandi tranches, relative alle cause e alle conseguenze delle crisi.
Quanto alle cause delle crisi, sono da menzionare la globalizzazione, problema antico che si pone con sfaccettature moderne, legate soprattutto allo sviluppo tecnologico e al disfacimento del vecchio ordine internazionale. Con la fine della guerra fredda e delle paure che essa comportava, i fatti dell'11 settembre negli Stati Uniti e la nascita di nuovi timori, lo scenario internazionale diventa unipolare, la sovranità nazionale è sempre più erosa, le scelte fondamentali vengono "esternalizzate" in sedi che sfuggono al controllo diretto dei cittadini, le tecnologie della comunicazione accrescono la loro influenza. Le nuove paure vengono, anche, collegate a forme di terrorismo, la cui novità sembra essere legata più che alla tipologia, ai luoghi in cui esso colpisce e che pongono il ricorrente problema della perdita della libertà in nome della sicurezza. Occorre poi considerare l'emergere di potenze mondiali quali Cina e India; le questioni della violazione dei diritti umani e della giustizia internazionale; la problematica dei partiti, definiti più forti, ma vittime di una crisi di fiducia e di legittimità; la questione della crisi della mediazione parlamentare della politica, dell'ipersemplificazione dei conflitti nell'arena politica e, pertanto, la difficoltà di una dialettica armoniosa che dia spazio ad una conflittualità regolata.
Quanto alle conseguenze delle crisi, vengono prese in considerazione le problematiche connesse ai costi che esse determinano: l'inquietudine socio-economica sempre più diffusa (legata anche all'impoverimento dei sistemi di welfare) e, quindi, l'interrogativo sul grado di protezione che la società deve fornire nei confronti dell'incertezza, l'esclusione di numerosi Paesi, anche in via di sviluppo, dai processi decisionali internazionali e la loro volontà di esserne parte. Occorre, anche, ricordare le situazioni giuridiche e, più in generale, di potere che le crisi comportano, la difficoltà di ritornare alla situazione di "normalità" che precede quella di "eccezione", l'esigenza di contemperare la risposta del sistema alle crisi con il rispetto delle libertà fondamentali. Tuttavia, i diritti sono stati e rimangono la forza dei deboli. Non si può più evitare di riflettere su come ripartire i costi delle crisi, affinché non siano solo alcuni gruppi a subirli e su come ripristinare i valori fondamentali che le situazioni di crisi tendono a ledere.


SOMMARIO
Indirizzi di saluto (L. Pomodoro, M. Nobili) - 1. Il concetto di crisi (L. Campiglio) - Il momento critico. - Crisi, cambiamenti, rotture: i molti significati del concetto di crisi (L. Bonanate) - The Concept of "Crisis": What can we Learn from the two Dictatorships of L. Quinctius Cincinnatus? (O. Gross) - Crisi economica o crisi dell'economia? (L. Prosperetti) - Living in an Unsafe World: the Crisis of International Security (G. J. Ikenberry) - Dibattito (C. Bellavite Pellegrini, L. Campiglio, R. Chieppa, A. de' Robertis, F. Ferrante) - 2. Le conseguenze sui diritti (V. Ferrari) - Una strategia per "raffreddare" lo scontro politico e di civiltà nel mondo attuale: il "rights based approach" (G. Calvetta) - Diritti civili e diritti di cittadinanza: un'omologazione al ribasso? (R. Bin) - Il mutevole significato dei diritti economici (M. Grillo) - Diritti e aspettative (E. Resta) - Dibattito (G. Nicoletti, A. Testi, F. Ferrante, P. Masciocchi, B. Perrone, P. Borsellino, R. Bin, E. Resta) - Tavola Rotonda - Quali politiche e quali assetti istituzionali per i "giorni di pioggia"? (E. Berselli, C. Galli, P. Ignazi, G. Rebuffa, O. Arango, V. E. Parsi, G. Brignone, F. Ferrante, O. Gross, E. Vizzardelli, F. Onida) - Conclusioni (G. Calabresi)

359. CRISI DELL'IMPRESA E RIFORME DELLE PROCEDURE CONCORSUALI
Atti del convegno svoltosi a Courmayeur il 23-24 settembre 2005 organizzato dal CNPDS e dalla Fondazione Courmayeur
n. 18 Collana Convegni di studio "Problemi attuali di diritto e procedura civile"
Ed. Giuffrè - Milano - 2006 - pp. XII 260

PRESENTAZIONE
Nel mondo contemporaneo le imprese sono particolarmente vulnerabili, a causa di fattori presenti su scala globale, quali l'accelerazione del progresso tecnologico, l'ampliamento dell'arena economica in cui si svolge la competizione, la cosiddetta "scientificazione della finanza". Le caratteristiche del sistema produttivo italiano contribuiscono ad accrescere tale vulnerabilità. Esso è, infatti, costituito da una moltitudine di piccole imprese, da un numero rilevante di medie imprese e da pochissime grandi imprese multinazionali. Poche imprese sono quotate, molte non hanno una definita struttura manageriale. Distretti e filiere determinano un forte collegamento, di tipo contrattuale, tra unità produttive, comportando il reale pericolo che le crisi di mercato investano a cascata più imprese. Grande è il peso di fattori intangibili, quali marchi e avviamenti, rispetto a quelli materiali. Notevole è il ricorso al credito bancario.
Rilevante è il sommerso. Le imprese, infine, non riescono a tenere il passo con il globale processo di trasformazione verso una società della conoscenza, subendo così una forte perdita di competitività.
L'economia italiana attraversa una situazione di crisi. La riforma della legge fallimentare si propone quindi di salvare l'impresa come going concern, recuperandola utilmente, di attrarre investimenti stranieri e di agevolare le imprese italiane nella competizione internazionale.
Il legislatore italiano è intervenuto dapprima con il decreto legge 14 marzo 2005, n. 35, "Disposizioni urgenti nell'ambito del Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale" (cosiddetto decreto sulla competitività), convertito con la legge 14 maggio 2005, n. 80. Con quest'ultima il Parlamento ha delegato il Governo a proseguire nelle modifiche alla legge fallimentare, tramite lo strumento del decreto legislativo. Lo schema di decreto delegato di riforma è stato approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri proprio contestualmente allo svolgimento del Convegno (23 settembre 2005). Le riflessioni di quest'ultimo si sono dunque fondate sulla parte della riforma già nota e sulle prime anticipazioni riguardanti il decreto in corso d'approvazione.
I punti della riforma cui è dedicata maggiore attenzione, e sui quali si sono espresse anche osservazioni critiche, sono: il rafforzamento del ruolo dell'autonomia privata, privilegiando le soluzioni concordate, frutto dell'autonomia negoziale; la riduzione del ruolo del giudice; il superamento della concezione sanzionatoria del fallimento, con l'obiettivo di permettere alle imprese di affrontare meglio le crisi, di creare le condizioni perché queste ultime emergano tempestivamente; la riforma del concordato preventivo; il ridimensionamento della portata della revocatoria fallimentare; l'introduzione della nuova figura degli accordi di ristrutturazione; l'introduzione di un altro strumento di composizione della crisi, il piano idoneo a consentire il risanamento; l'introduzione, sul modello americano, dell'istituto dell'esdebitazione.


SOMMARIO
1. Seduta inaugurale (R. Blua, L. Passerin d'Entrèves, L. Caveri) - 2. Relazioni - Introduzione (G. Rossi) - La crisi delle procedure concorsuali e le linee della riforma: profili generali (F. d'Alessandro) - Le soluzioni concordate delle crisi d'impresa tra "privatizzazione" e tutela giudiziaria (A. Jorio) - Le crisi d'impresa tra prevenzione e superamento. Un punto di vista aziendale (G. Brunetti) - Il diritto fallimentare nella riforma (M. Vietti) - Crisi dell'impresa e riforme delle procedure concorsuali (R. Rordorf) - Un caso emblematico: la vicenda Parmalat (B. Cova) - Le soluzioni concordate alle crisi d'impresa: profili economico-finanziari (M. Belcredi) - Le operazioni di apertura di credito e di smobilizzo di crediti e la revocatoria delle rimesse (B. Inzitari) - Profili penalistici delle innovazioni in tema di soluzioni concordate delle crisi d'impresa (A. Alessandri) - 3. Le esperienze straniere - Le soluzioni concordate alle crisi d'impresa: gli interventi del legislatore italiano con uno sguardo comparatistico (P. Montalenti) - Business Crisis and Reorganization: the American Experience (C. G. Case II) - L'esperienza francese (M-J. Campana) - La Experiencia Española (A. Rojo) - 4. Tavola rotonda - Le responsabilità degli "attori" nelle soluzioni stragiudiziali delle crisi d'impresa: organi sociali, banche, advisor, società di revisione (F. Grande Stevens, I. Cipolletta, S. Micossi, L. Panzani, M. Sella, L. Passerin d'Entrèves).

360. TECNOLOGIE PER LA GIUSTIZIA.
I SUCCESSI E LE FALSE PROMESSE DELL'E-JUSTICE

Davide Carnevali, Francesco Contini, Marco Fabri (a cura di)
Prefazione di Giuseppe Di Federico
Serie L'amministrazione della giustizia nell'Italia del 2000
Ed. Giuffrè - Milano - 2006 - pp. 282

PRESENTAZIONE
Il volume presenta l'analisi dell'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei sistemi giudiziari di sette Paesi attraverso due contributi dei curatori e sette case studies. Sei di essi sono "storie di successo" e vengono qui proposte per essere confrontate con il settimo caso, quello italiano, cui è dedicato un particolare approfondimento. Dei casi considerati, quattro riguardano Paesi europei, e cioè l'Austria, la Finlandia, l'Inghilterra e il Galles, la Norvegia, mentre due si riferiscono a Paesi extraeuropei, Australia e Singapore, fra i più evoluti nell'utilizzo delle tecnologie in ambito giudiziario.


SOMMARIO
Prefazione (G. Di Federico) - 1. Organizzazione giudiziaria e tecnologie (M. Fabri) - 2. L'infrastruttura dell'informazione nei sistemi giudiziari (F. Contini) - 3. L'Italia nel tunnel dell'e-justice (D. Carnevali) - 4. L'integrazione dei sistemi informativi giudiziari in Austria (P. Bauer, C. Graff) - 5. Semplificazione normativa e sviluppo dell'e-justice in Finlandia (K. Kujanen, S. Sarvillina) - 6. Un successo tra molti fallimenti nell'informatizzazione delle corti in Inghilterra e Galles (P. Timms, R. Woolfson) - 7. Strategie d'integrazione ed interoperabilità nella giustizia norvegese (S. Skagemo, K. Høvik) - 8. Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione nel sistema giudiziario australiano (A. Wallace) - 9. Singapore: lo Stato dell'arte dell'e-justice (E. Tin Keng Seng).

361. PER UNA GIUSTIZIA PENALE PIÙ SOLLECITA: OSTACOLI E RIMEDI RAGIONEVOLI
Atti del Convegno di studio su "Il problema nel procedimento di primo grado" svoltosi a Milano il 18 marzo 2005, organizzato dal CNPDS e dal Dipartimento dei sistemi giuridici ed economici dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca e su "Il problema nelle fasi di gravame" svoltosi a Lecce il 14-15 ottobre 2005, organizzato dal CNPDS e dal Centro Studi Giuridici "Michele De Pietro"
n. 24 Collana Convegni di studio "Enrico de Nicola - problemi attuali di diritto e procedura penale"
Ed. Giuffrè - Milano - 2006 - pp. XII 397

PRESENTAZIONE
Si assiste oggi a una crisi conclamata nella risposta sollecita dello Stato alla domanda di giustizia, con risultati insoddisfacenti sotto un duplice profilo. La percezione diffusa è che la macchina della giustizia giri a vuoto, perché, come riportano quotidianamente anche le cronache giornalistiche, sono numerosissimi i casi in cui vicende giudiziarie di notevole rilievo e attinenti a reati particolarmente gravi terminano con un'archiviazione o con un proscioglimento per effetto della prescrizione. E ciò è ulteriormente sconcertante, se si considera lo spreco di energie e di risorse umane e processuali che consegue a un procedimento penale concluso con un'archiviazione o con un non doversi procedere, magari dopo indagini lunghe e complesse o, addirittura, una volta pronunciata la sentenza di condanna di primo o di secondo grado. Non meno significativa è l'esigenza d'assicurare all'accusato (e alle altre parti private eventuali che compaiono sulla scena processuale) il diritto a essere giudicato entro un lasso di tempo ragionevole, in linea con i principi elaborati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. In proposito, sono fin troppo noti i severi ammonimenti provenienti dalla Corte di Strasburgo e dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa verso l'Italia, affinché venga rispettato siffatto canone, requisito indispensabile per la realizzazione di un equo processo. Il compito assunto dai relatori è stato quello di individuare e di analizzare congiuntamente i meccanismi del diritto penale sostanziale e processuale in grado d'assicurare una giustizia più celere. I lavori congressuali, nelle due sessioni, hanno quindi fissato le premesse generali e analizzato le cause processuali e sostanziali che, in astratto e in concreto, possono incidere in modo significativo sulla durata del procedimento sia in primo grado che nelle fasi di gravame.
Il Convegno ha offerto l'occasione per proporre un meditato contributo al difficile ma irrinunciabile sforzo di assicurare una giustizia certa ed effettiva in tempi ragionevoli, senza omettere l'esame (a volte anche critico) dei progetti di riforma pendenti in Parlamento.
È stato, in definitiva, messo in luce che le prospettive di riforma devono necessariamente combinare due principi fondamentali: la presunzione di non colpevolezza e la durata ragionevole del processo, intesa non solo come connotato della giurisdizione ma anche come diritto dell'imputato a una durata ragionevole, senza trascurare l'ovvia considerazione che l'inosservanza della ragionevole durata del processo giova al colpevole ma nuoce moltissimo all'innocente.


SOMMARIO
I. IL PROBLEMA NEL PROCEDIMENTO DI PRIMO GRADO - 1. Seduta inaugurale (M. Fontanesi, L. Bertolè Viale, G. Vassalli) - 2. Relazioni - Azione penale, contraddittorio e durata ragionevole del processo (G. Ubertis) - Tempi del processo e diritto penale sostanziale (D. Pulitanò) - Ragionevole durata del processo penale e nuove esigenze di tutela dell'imputato (E. Amodio) - L'abuso del processo. Le fattispecie criminose (F. Coppi) - La prescrizione: aspetti processuali (G. Giostra) - A proposito del rapporto fra la prescrizione c.d. del reato e la ragionevole durata del processo (S. Vinciguerra) - Poteri delle parti e prescrizione del reato (A. Nappi) - 3. Comunicazione - Brevi note sulla riforma della disciplina della prescrizione del reato come proposta dal progetto c.d. ex Cirelli (S. Silvani) - 4. Relazione di sintesi (G. Marinucci) - II. IL PROBLEMA NELLE FASI DI GRAVAME - 1. Seduta inaugurale (G. Conso, U. Pagano, P. Balducci, G. Garrisi, G. di Gennaro) - 2. Introduzione (D. Siracusano) - 3. Relazioni - Durata ragionevole del processo in sede d'appello. L'appellabilità (M. Pisani) - Durata ragionevole del processo in sede di appello. Il procedimento (L. Lanza) - Durata ragionevole del processo in sede di Cassazione. La ricorribilità (G. Lozzi) - Durata ragionevole del processo in sede di Cassazione. Il procedimento (G. Lattanzi) - Durata ragionevole del processo e impugnazioni nel sistema francese (N. Galantini) - L'esperienza dell'ordinamento tedesco. Lo "scabinato": una garanzia alternativa all'impugnabilità nel merito? (F. Ruggieri) - Interventi sulle altre legislazioni - Gran Bretagna (L. Marafioti) - 4. Tavola Rotonda - Le impugnazioni tra speditezza e garanzia (G. Marinucci, E. Amodio, M. Chiavario, R. Orlandi, A. Stile, E. Zappalà, V. Aymone) - Intervento scritto - Il tempo la scena e l'anima (L. de Liguori)

362. QUALE GIUSTIZIA PER LE FAMIGLIE?
GLI ORIENTAMENTI DELLA CULTURA GIURIDICA NELLA SOCIETÀ CHE CAMBIA

Paola Ronfani (a cura di), contributi di: Flavio Ceravolo, Anna Rosa Favretto, Valerio Pocar, Noemi Podestà, Paola Ronfani
Serie L'amministrazione della giustizia nell'Italia del 2000
Ed. Giuffrè - Milano - 2006 - pp. VI 197

PRESENTAZIONE
Nel volume si espongono i risultati di una ricerca empirica, realizzata su un vasto campione rappresentativo di giudici italiani, volta ad individuare quali siano i modelli di giustizia della famiglia ai quali essi fanno riferimento, attraverso la rilevazione dei loro orientamenti e delle loro opinioni in merito a questioni cruciali attinenti alle difficili e controverse relazioni fra la famiglia e la giustizia con particolare attenzione, da un lato, alla diversificazione dei modelli familiari e delle relazioni di coppia e di genitorialità, e dall'altro lato, al ruolo e alle funzioni del giudice che si occupa delle questioni familiari e minorili.
L'analisi dei risultati della ricerca è preceduta da riflessioni sull'ambiente molto complesso nel quale è calato il sistema della giustizia familiare, in cui si analizzano le trasformazioni delle famiglie negli aspetti sia strutturali sia relazionali in Italia e negli altri Paesi europei, e della loro regolazione giuridica nelle tendenze evolutive che si delineano in prospettiva transnazionale. Specifica attenzione è dedicata anche alla ricognizione del dibattito, in Italia e all'estero, sui problemi della giustizia familiare e sui modelli alternativi di trattamento dei conflitti fra i coniugi e fra i genitori e i figli.


SOMMARIO
Introduzione - 1. Famiglie oggi: pluralità delle strutture, molteplicità delle relazioni (A. R. Favretto) - 2. Le trasformazioni della regolazione giuridica della famiglia (P. Ronfani) - 3. La giustizia familiare (V. Pocar) - 4. Famiglia e giustizia: gli orientamenti della cultura giuridica (A. R. Favretto, F. Ceravolo) - Conclusioni - Le incertezze della giustizia famigliare (P. Ronfani) - Appendice metodologica (F. Ceravolo, N. Podestà).

363. QUALE GIUSTIZIA PER IL GIUDICE DI PACE?
NASCITA E CONSOLIDAMENTO DI UNA MAGISTRATURA ONORARIA

di Odillo Vidoni Guidoni
Serie L'amministrazione della giustizia nell'Italia del 2000
Ed. Giuffrè - Milano - 2006 - pp. 128

PRESENTAZIONE
Il giudice di pace, con la recente devoluzione di competenze penali, si configura sempre più come un organo giurisdizionale a se stante di natura totalmente onoraria al quale viene affidata una gran parte della c.d. giustizia minore. La sua creazione, da collegare anch'essa alla riforma del giudice unico, costituisce una delle poche innovazioni strutturali dell'ordinamento giudiziario compiute in Italia nel dopoguerra. Il giudice di pace è entrato in funzione da ormai dieci anni; lo studio è un tentativo di stilare un bilancio dell'azione di questa figura di giudice onorario. La ricerca si è posta tre obiettivi fondamentali: a) descrivere e formulare alcune ipotesi interpretative della genesi istituzionale del giudice di pace; b) descrivere e formulare alcune ipotesi interpretative dell'efficacia dell'azione di questo giudice onorario in relazione agli obiettivi manifesti e latenti per cui è stato istituito; c) valutare in che modo l'istituzione del giudice di pace ha cercato in questi anni di legittimare la propria attività e di ottenere consenso, sia internamente sia esternamente al campo giuridico.
A conclusione della ricerca, sembra profilarsi una figura di giudice di pace sicuramente più competente giuridicamente, ma che si considera sempre meno onorario e volontario e sempre più un semiprofessionista a tutti gli effetti. Analizzando la documentazione empirica, l'esito del processo di istituzionalizzazione non appare tuttavia così scontato. Il giudice di pace si trova alla confluenza di pressioni istituzionali diverse se non contrapposte. I prossimi anni ci diranno quale sarà il percorso di istituzionalizzazione scelto.


SOMMARIO
Introduzione - 1. Giustizia informale: un quadro di riferimento teorico - 2. Il giudice di pace - Conclusioni - Bibliografia.

364. DIRITTO: LE SFIDE DELL'IMMIGRAZIONE
Atti del Congresso internazionale promosso e organizzato dall'Osservatorio "Giordano Dell'Amore" sui rapporti tra diritto ed economia e dal CNPDS, sotto gli auspici della Fondazione Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, tenutosi a Stresa il 13-14 maggio 2005
N. 12 Collana dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore"
Ed. Giuffrè - Milano - 2006 - pp. 183

PRESENTAZIONE
Molteplici sono le crisi che caratterizzano la nostra epoca, altrettante le loro cause e conseguenze. In questo scenario, diversi sono i temi che la Conferenza ha affrontato, tramite gli interventi di economisti, politologi e studiosi di diritto, ripartiti in tre sessioni, dedicate al concetto di crisi, alle conseguenze sui diritti, alle politiche e agli assetti istituzionali per i "giorni di pioggia". I contenuti possono essere sintetizzati in due grandi tranches, relative alle cause e alle conseguenze delle crisi.
Quanto alle cause delle crisi, sono da menzionare la globalizzazione, problema antico che si pone con sfaccettature moderne, legate soprattutto allo sviluppo tecnologico e al disfacimento del vecchio ordine internazionale. Con la fine della guerra fredda e delle paure che essa comportava, i fatti dell'11 settembre negli Stati Uniti e la nascita di nuovi timori, lo scenario internazionale diventa unipolare, la sovranità nazionale è sempre più erosa, le scelte fondamentali vengono "esternalizzate" in sedi che sfuggono al controllo diretto dei cittadini, le tecnologie della comunicazione accrescono la loro influenza. Le nuove paure vengono, anche, collegate a forme di terrorismo, la cui novità sembra essere legata più che alla tipologia, ai luoghi in cui esso colpisce e che pongono il ricorrente problema della perdita della libertà in nome della sicurezza. Occorre poi considerare l'emergere di potenze mondiali quali Cina e India; le questioni della violazione dei diritti umani e della giustizia internazionale; la problematica dei partiti, definiti più forti, ma vittime di una crisi di fiducia e di legittimità; la questione della crisi della mediazione parlamentare della politica, dell'ipersemplificazione dei conflitti nell'arena politica e, pertanto, la difficoltà di una dialettica armoniosa che dia spazio ad una conflittualità regolata.
Quanto alle conseguenze delle crisi, vengono prese in considerazione le problematiche connesse ai costi che esse determinano: l'inquietudine socio-economica sempre più diffusa (legata anche all'impoverimento dei sistemi di welfare) e, quindi, l'interrogativo sul grado di protezione che la società deve fornire nei confronti dell'incertezza, l'esclusione di numerosi Paesi, anche in via di sviluppo, dai processi decisionali internazionali e la loro volontà di esserne parte. Occorre, anche, ricordare le situazioni giuridiche e, più in generale, di potere che le crisi comportano, la difficoltà di ritornare alla situazione di "normalità" che precede quella di "eccezione", l'esigenza di contemperare la risposta del sistema alle crisi con il rispetto delle libertà fondamentali. Tuttavia, i diritti sono stati e rimangono la forza dei deboli. Non si può più evitare di riflettere su come ripartire i costi delle crisi, affinché non siano solo alcuni gruppi a subirli e su come ripristinare i valori fondamentali che le situazioni di crisi tendono a ledere.


SOMMARIO
Presentazione - 1. Cittadinanza e diritti - La dignità dello straniero (M. C. Lipari) - Uscire dai confini. Valore e aporie della scelta territoriale (C. Margiotta) - Una oportunidad perdida: el proyecto europeo y la ciudadanía para los inmigrantes (J. De Lucas) - Gli italiani di Argentina: un caso di disapplicazione amministrativa della legge? (C. Calderoni) - The hidden normative process behind the construction of European migration policies (A. Piasecka, P. Saitta) - 2. Devianza e controllo sociale - Les mariages forcés en Belgique, en France, en Italie et en Suède. Etude comparative des législations et des actions politiques (E. Rude-Antoine) - Le frontiere dell'esclusione. Il caso dei centri di permanenza temporanea in Italia dopo la legge Bossi-Fini (A. Simone) - 3. Identità e muticulturalismo - Oltre l'integrazione. Un esercizio di immaginazione sociologica sulla migrazione (A. Brighenti) - Immigrazione ecuadoriana a Genova (P. Chiari) - Soggetti collettivi post-nazionali. La prospettiva multiculturale (A. Lo Giudice) - 4. Differenze e oppressioni - Immigrazione, escissione e diritto in Francia (L. Bellucci) - La vittima straniera nel diritto vivente non violento (M. A. Quiroz Vitale) - 5. Interventi conclusivi - Globalizzazione, lavoro, merce (P. Marconi) - Migrazioni e migranti. Qualche spunto di riflessione (V. Pocar) - Summaries.

365. L'IMMAGINE PUBBLICA DELLA MAGISTRATURA ITALIANA
Morris L. Ghezzi, Marco A. Quiroz Vitale (a cura di)
Serie L'amministrazione della giustizia nell'Italia del 2000
Ed. Giuffrè - Milano - 2007 - pp. VIII 399

PRESENTAZIONE
La pubblicazione è dedicata all'immagine che i cittadini italiani hanno dei giudici e della propria magistratura nazionale. Si tratta di un'ampia ricerca empirica (oltre milleottocento interviste), condotta con rilevazioni a carattere sia quantitativo, sia qualitativo.
La prima parte, di natura quantitativa, analizza i dati raccolti attraverso due successive serie di interviste, somministrate e raccolte con sistema Eurotop, a distanza di circa otto mesi l'una dall'altra nel corso dell'anno 2003. La seconda parte rende conto di alcune interviste qualitative rivolte ad operatori del diritto e di una serie di focus orientati a meglio precisare ed evidenziare la materia indagata. I risultati sostanzialmente convergenti, frutto delle due diverse metodologie di ricerca, evidenziano forti carenze del sistema giudiziario italiano rispetto alle aspettative dell'utenza, ma confermano anche la convinzione dell'opinione pubblica della preparazione professionale dei giudici e del loro inserimento nelle problematiche valoriali della vita quotidiana di tutti i cittadini. La maggiore disillusione dell'utenza deriva dai tempi troppo lunghi delle procedure giudiziarie in rapporto alle esigenze della vita civile. Il forte sentimento di disillusione presente nei cittadini italiani nei confronti della giustizia, in ogni caso, ha radici evidentemente ben più profonde di quelle riconducibili esclusivamente all'immagine di magistrati e di magistratura, ma rivela anche un elevato livello di aspettative verso il loro operare e la ricerca evidenzia come tale operare, nell'immaginario collettivo italiano, stia lentamente abbandonando il mondo assoluto ed onirico delle illusioni, delle utopie e della sacralità per ricadere nella mera relatività della realtà storica e sociologica umana.


SOMMARIO
Introduzione - Il giudice come "Quivis de populo" - Prima Parte: La percezione dell'amministrazione della giustizia tra gli italiani: interpretazioni ed ipotesi intorno ai dati quantitativi raccolti (Morris L. Ghezzi) - 1. Considerazioni metodologiche - 2. La ricerca - 3. Verso possibili strumenti teorici di analisi interpretativa - 4. Genesi ed anatomia delle immagini - Parte Seconda: Il ruolo del magistrato e l'immagine della giustizia nella ricerca qualitativa (M. A. Quiroz Vitale) - 1. Ermeneusi dei dati qualitativi - 2. Indagini politico-finanziarie e l'immagine della magistratura in Italia - 3. L'immagine della giustizia nei focus groups - 4. Il diritto fluido ed il suo giudice.

366. BASIC TRAINING MANUAL FOR CORRECTIONAL WORKERS - THE LUIGI DAGA PROJECT
Gary Hill (a cura di)
Pubblicato in forma elettronica sul sito www.ispac-italy.org
2007 - pp. 741 - lingua inglese

PRESENTAZIONE
Si tratta di un manuale di base per corsi specialistici destinati alla formazione di operatori penitenziari, riconosciuto a livello internazionale poiché alla redazione hanno contribuito istituzioni e organizzazioni sovranazionali ed esperti di ogni parte del mondo.
Il manuale consta di nove sezioni: formazione di base; formazione permanente per assicurare uno standard minimo di efficienza; moduli e piani formativi campione sugli argomenti di maggiore rilevanza; formazione dei formatori e tecniche di formazione; meccanismi e procedure di verifica; identificazione delle capacità specifiche necessarie per i responsabili penitenziari; crediti, fonti, bibliografia; strumenti giuridici delle Nazioni Unite ed internazionali riguardanti l'amministrazione penitenziaria; ulteriore documentazione specifica relativa a particolari situazioni, quali operazioni di peacekeeping/peacebuilding, zone ad alta densità di popolazione musulmana, operatività attraverso interpreti, ecc.
L'opera è disponibile in formato elettronico; si era pensato anche ad una edizione cartacea, ma si è successivamente preferito mantenere la sola pubblicazione elettronica quale work in progress, per permettere un aggiornamento continuo.


SOMMARIO
1. Basic correctional officer training course - An overview of corrections and working in it - Managing problems in a prison setting - Security procedure and firearms - 2. Additional training information and outlines - Annual and on-going training - 3. Training modules/lesson plans - Orientation to the Nation's prison system and the officer's obligation under the law - Orientation, using a different format - Overview of the prison system - Who is in our prisons and why? - Un and International human rights standards impacting on corrections - Correctional policies and procedures - Cross-cultural awareness - Inmate discipline - Inmates and the prison environment - Violence in prison - Emergency preparedness - Hostage survival - Fire safety - Supervision of inmates - Introduction to searching techniques - Drug awareness - Suicide prevention - Sizing up the situation, Being aware of your environment - Communicating with inmates - Controlling inmate behaviour - First aid and health promotion - Personal protection techniques - Key and tool control - Inmate counts - Report writing - Stress management - Use of force - Weapons - Use of restraining devices - Transportation of prisoners - Use of radio/telephones - Hiv-aids - Ethics for correctional personnel - Code of conduct for corrections officers - 4. Training techniques and training of trainers - The basics of modern teaching techniques - 5. Testing mechanisms - 6. Correctional officer traits and skills - 7. Sources of information - 8. United Nations and international standards - 9. Supplemental information - Working with specific religious groups - Islamic sanctions in Islamic societies - The religious rights, duties and customs of Muslim inmates in prison - An information guide about the religious rights and religious way of living of Jewish inmates in prisons - The treatment of foreign prisoners - Glossary, definitions and acronyms used by the United Nations.

367. SISTEMI DI WELFARE: MODELLI A CONFRONTO
Atti del Congresso internazionale promosso e organizzato dall'Osservatorio "Giordano Dell'Amore" sui rapporti tra diritto ed economia e dal CNPDS, sotto gli auspici della Fondazione Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, tenutosi a Stresa il 5-6 maggio 2006
N. 13 Collana dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore"
Ed. Giuffrè - Milano - 2007 - pp. 204

PRESENTAZIONE
Le sfide da affrontare per il futuro sono comuni a tutti i sistemi di welfare: globalizzazione, invecchiamento della popolazione, quindi riforma del sistema pensionistico, immigrazione, istruzione. Ciò nonostante i sistemi di welfare possono essere inquadrati in modelli diversi, che differiscono non solo per le cifre stanziate, ma anche per le componenti, e possono essere distinti in: corporativo (Francia, Belgio e Germania), caratterizzato da un buon livello di protezione sociale per gruppi selezionati, costituiti da coloro che sono all'interno del mercato del lavoro; socialdemocratico (Paesi scandinavi), caratterizzato da un alto livello di protezione sociale per tutti i residenti (non solo quelli che sono sul mercato del lavoro) con un recente ricorso al mercato; familiare (Grecia, Spagna, Italia), caratterizzato da un'elevata protezione sociale per il bread-winner, con limitato ricorso al mercato; liberale (Paesi anglosassoni), caratterizzato da un limitato livello di protezione, basato sul funzionamento del mercato ed individualista. Ai poli opposti, per origine e natura, si collocano il modello statunitense e quello scandinavo. Nonostante la loro diversità, entrambi hanno visto operare dei tagli, attuati nel sistema statunitense dai datori di lavoro e introdotti in quello scandinavo dalle riforme degli anni Novanta, che con una nuova tecnica legislativa hanno escluso dal sistema alcuni gruppi vulnerabili. All'interno dell'Europa i singoli Paesi fronteggiano situazioni diverse. Forti attese vengono ad esempio riposte dai cittadini francesi e tedeschi nello Stato, ma completamente diversa è la problematica della denatalità: molto bassa in Francia, molto alta in Germania, che condivide il problema con l'Italia, la quale invecchia vertiginosamente ed ha quindi tra le sue priorità la riforma del sistema pensionistico. Viene segnalato come particolarmente interessante il modello di flex security danese, in cui ad una bassa rigidità del mercato del lavoro corrisponde un alto livello di sussidi di disoccupazione. Esso fa propria l'idea della protezione del lavoratore, più che del posto di lavoro. Viene, anche, analizzata l'esperienza russa, in cui il welfare ha vissuto una tensione tra riforme liberali e tradizione statalista e la riforma delle pensioni è stata minata dall'aumento dell'inflazione, con conseguenze negative sulla qualità della vita di buona parte della popolazione. In ogni caso le classificazioni astratte che si consolidano in modelli si scontrano in ogni Paese con la realtà delle discriminazioni sociali, minando le tipicità in materia di integrazione e di promozione sociale.


SOMMARIO
Indirizzi di saluto (G. Calabresi, P. M. Vello, R. Ruggiero) - 1. UE vs USA: due sistemi a confronto (G. Calabresi) - What is the american welfare model and haw is it changing? (L. Mishel) - I modelli di welfare a confronto: UE vs USA (V. Galasso) - Non solo Italia: welfare, mercato e politica (in Europa occidentale) (G. Pasquino) - Dibattito (J. Birner, G. Gaetani d'Aragona, L. Scimia, A. Golini, G. Calabresi, U. Mattei, L. Mishel, V. Galasso, G. Pasquino) - 2. I sistemi nazionali di welfare in Europa: un'analisi comparata (L. Campiglio) - European National Welfare Systems: the German model (L. Kühnhardt) - The Spanish model (J. Vallés) - The French model (B. Badie) - The Swedish model (K. Aström) - Which model for Russia? (M. Evangelista) - Dibattito (F. Cocozza, L. Campiglio, P. Ronfani, V. Galasso, L. Kühnhardt, M. Evangelista, K. Aström) - 3. Integrazione e identità (V. Ferrari) - Gli europei fra identità politica e identità sociale (F. Cerutti) - The melting pot: does it exist in the United States (R. Kennedy) - (Im)possibilità di un melting pot nell'Europa prossima ventura? (A. Golini) - Dibattito (J. Birner, L. Bellucci, G. Barbagallo, V. Galasso, F. Cerutti, R. Kennedy, G. Calabresi, G. Gaetani d'Aragona, M. A. Borletti, F. Ferrante, A. Golini, V. Ferrari) - Conclusioni (G. Calabresi, V. Ferrari)

368. TEMI E PROBLEMI DELLA GIUSTIZIA
Luigi Cominelli (a cura di)
Serie L'amministrazione della giustizia nell'Italia del 2000
Ed. Giuffrè - Milano - 2007 - pp. 224

PRESENTAZIONE
Il volume raccoglie tre saggi dedicati a differenti aspetti dell'amministrazione della giustizia in Italia. Il primo ha analizzato il quadro della mediazione e della giustizia penale alternativa. Gli autori hanno considerato in primo luogo come si sono sviluppate le prassi degli uffici e dell'autorità giudiziaria in materia di alternative, e in particolare quale è il grado di condivisione dei criteri e delle modalità operative concordati dai soggetti istituzionali coinvolti. In secondo luogo hanno analizzato come "pensa" la magistratura minorile a distanza di alcuni anni dall'introduzione dei primi percorsi di mediazione, e in particolare quale è l'incidenza della variabile culturale sull'andamento di flussi di litigiosità verso le pratiche di mediazione.
Nel secondo viene esaminata l'efficienza tecnica dei distretti di Corte d'appello italiani mediante il metodo DEA (Data Envelopment Analysis). L'analisi ha consentito di valutare l'efficienza relativa di ciascun distretto come distanza radiale dalla frontiera efficiente, definita dalle prassi migliori, e di individuare le variazioni dei fattori necessarie affinché un distretto inefficiente emuli il proprio benchmark (distretto o combinazione di distretti di riferimento collocati sulla frontiera). Nell'ipotesi di adeguamento dei distretti inefficienti alle prassi migliori, si è calcolata in media una riduzione dell'arretrato del 10% in materia civile e del 14% in materia penale.
Il terzo, infine, considera due aspetti del rapporto fra sistema della giustizia italiano e sistemi giudiziari europei. La prima parte della ricerca analizza le modalità di esercizio della professione forense consentite dal diritto comunitario, sulla base di un'indagine presso gli Ordini sulla circolazione degli avvocati italiani e stranieri. La seconda parte della ricerca considera il problema dell'eccessiva durata dei procedimenti in Italia. Poiché il diritto allo svolgimento del processo in tempi ragionevoli è una garanzia fondamentale sancita dalla CEDU, i ricorsi da parte di coloro che sono stati vittime delle lungaggini del sistema processuale italiano sono aumentati costantemente. La novità legislativa più rilevante, oggetto di dibattito dottrinale e di copiosa giurisprudenza, è stata l'introduzione della c.d. legge Pinto, ed è su questo testo normativo che si è focalizzata in particolare l'indagine statistica e sulla prassi.


SOMMARIO
Uffici di mediazione penale e magistratura minorile in Italia (A. Nosenzo, L. Vaira) - L'efficienza tecnica dei distretti di Corte d'Appello italiani: aspetti metodologici, benchmarking e arretrato smaltibile (R. Marselli, M. Vannini) - L'impatto del diritto comunitario ed europeo: circolazione degli avvocati e durata dei processi (B. Nascimbene, C. Sanna).

369. MEASURING HUMAN TRAFFICKING. COMPLEXITIES AND PITFALLS
Edited by E. U. Savona and S. Stefanizzi, ISPAC
Atti della Conferenza internazionale, Courmayeur, 28-30 novembre 2005, organizzata da CNPDS/ISPAC in collaborazione con United Nations Office on Drugs and Crime - UNODC, Vienna, e la Fondazione Courmayeur
Springer - 2007 - pp. 140

PRESENTAZIONE
La dimensione del traffico degli esseri umani è sempre crescente a livello mondiale e le attività che lo generano divengono sempre più complesse e sofisticate. Il volume dimostra che si è soltanto agli inizi nella comprensione della dinamica e dei reali meccanismi operativi del fenomeno e delle conseguenze che ne derivano. L'impostazione di una strategia di contrasto a livello globale trova un grave ostacolo nel fatto che i dati esistenti nei vari Paesi sono scarsi, inaffidabili e non comparabili tra loro. Malgrado si siano fatti dei progressi in anni recenti, i rilevamenti statistici restano del tutto inadeguati ovunque nel mondo. Si sente l'esigenza di un sistema strutturato di monitoraggio in grado di valutare e quantificare le attività illegali e di fornire un quadro di riferimento con dati qualitativi e quantitativi raccolti secondo procedure standardizzate, che consentano il massimo della affidabilità e della comparabilità. Ma la questione essenziale è capire e misurare "a quale scopo" (prostituzione, droga, lavoro), cioè in quale mercato specifico, le persone oggetto di traffico vengono sfruttate. Il volume cerca di individuare definizioni condivise dei fenomeni del traffico, ne analizza le complessità e le proposte per orientare la ricerca e la raccolta dei dati e, infine, presenta una approfondita analisi dei diversi approcci quantitativi e qualitativi alla stima del traffico adottati nei Paesi europei.


SOMMARIO
Introduction (E. U. Savona, S. Stefanizzi) - Human trafficking: a crime against humanity (F. Pocar) - 1. Defining the phenomenon - Trafficking in human beings: uniform definitions for better measuring and for effective counter-measures (K. Aromaa) - Collecting data on human trafficking: availability, reliability and comparability of trafficking data (K. Kangaspunta) - Enhancing data collection and research on trafficking in persons (F. Laczko) - 2. Analysing the complexities - Measuring the non-measurable: towards the development of indicators for measuring human trafficking (S. Stefanizzi) - A criminal network approach to understanding & measuring trafficking in human beings (J. Albanese) - 3. Quantitative and qualitative approaches - Review of official statistics on trafficking in human beings for sexual exploitation and their validity in the 25 EU member States from official statistics to estimates of the phenomenon (A. Di Nicola, A. Cauduro) - Qualitative research in trafficking. A particular case (G. Lazos) - The long road from rhetoric to evidence on trafficking in human beings: about research efforts to prepare proper EU monitoring on the matter (G. Vermeulen) - Conclusions (E. U. Savona, S. Stefanizzi).

370. LA DIAGNOSI IN MEDICINA DAI BISOGNI ALL'ACCANIMENTO
Atti del Convegno tenutosi a Milano, 9 ottobre 2006, promosso dal CNPDS e dall'Istituto Europeo di Oncologia - IEO
Milano - 2007 - pp. 199

PRESENTAZIONE
La diagnosi, ed il relativo utilizzo di più o meno innovative tecniche diagnostiche, va assumendo un ruolo fondamentale nella pratica della medicina, soprattutto in ambito di prevenzione secondaria, dove l'obiettivo è quello di garantire una adeguata anticipazione diagnostica in persone con rischio di sviluppare una certa malattia, e terziaria dove, invece, l'obiettivo è quello di raccogliere informazioni sul decorso della malattia conclamata. In campo diagnostico le evidenze dalla ricerca sulla efficacia e valore aggiunto delle vecchie e nuove tecnologie diagnostiche sono scarse e incomplete, soprattutto se paragonate al corpo di conoscenze usualmente a disposizione sul valore terapeutico dei farmaci. Medici, decisori e ricercatori in questo contesto sono quindi maggiormente esposti ad un notevole livello di incertezza, che genera un inevitabile conflitto, acuito dalla pressione di una continua richiesta di esami da parte dei pazienti e dalla continua introduzione sul mercato di nuove tecnologie prive di adeguate informazioni sul loro beneficio clinico. Il volume affronta il tema della diagnosi e dei suoi eccessi con un approccio multidisciplinare, aperto a contributi internazionali. Dopo una prima parte introduttiva, viene preso in esame l'accanimento diagnostico, un fenomeno che non solo ha implicazioni sul numero e costo delle procedure diagnostiche non necessarie, con implicazioni sui costi della medicina ed il relativo impatto sulla società, ma causa anche e soprattutto un ritardo nella esecuzione di procedure necessarie, con ricaduta sui tempi di attesa ed un possibile impatto sulla salute dei cittadini. Prendendo in considerazione, in particolare, la malattia oncologica, vengono esaminati i motivi per cui, troppo frequentemente, esami non necessari sono richiesti dai pazienti e/o proposti dai medici: le scarse evidenze a disposizione sulla reale efficacia e l'effettivo valore aggiunto di molte delle nuove tecnologie diagnostiche; il mancato governo e controllo di questo mercato da parte delle istituzioni e agenzie governative, al contrario di quanto avviene, ad esempio, con i farmaci; la non corretta informazione e comunicazione al pubblico, anche per la presenza di una diretta comunicazione e pressione del mercato. In tal modo vengono generati il desiderio di ricevere il massimo in termini di quantità e novità (richieste non congrue) e le paure dei medici di esporsi a possibili contestazioni nel caso di mancate prescrizioni di esami che, pur in assenza di evidenze, sono considerati necessari (medicina difensivistica).


SOMMARIO
Apertura (G. Galateri di Genola, D. Greco) - Introduzione (L. Pomodoro) - La diagnosi in medicina: dai bisogni insoddisfatti all'eccesso diagnostico (U. Veronesi) - 1. La diagnosi nella sanità: cause ed effetti di una mancata governance Introduzione al problema (S. Garattini) - Il punto di vista del governo (F. Palumbo) - Il punto di vista della Regione Lombardia (C. Lucchina) - Fattori non medici e non clinici che influenzano le decisioni diagnostiche: cause ed effetti di una medicina difensivistica (P. Rescigno) - La diagnosi e il mercato delle malattie (R. Satolli) - La diagnosi in psichiatria e la povertà tecnologica (V. Andreoli) - Discussione (F. Sinchetto, L. Pomodoro, C. Hanau) - 2. Approfondimenti in oncologia (G. Apolone) - Lo screening nel tumore della mammella: il problema della sovradiagnosi (M. Rosselli del Turco) - Discussione (G. Apolone, G. Isola, M. Rosselli del Turco) - Medici e follow-up: risultati di una ricerca canadese (E. Grunfeld) - Pazienti e follow-up: cosa chiedono i pazienti? (P. Mosconi) - Follow-up e sanità: un progetto in corso in Italia (A. Liberati) - Discussione (L. Marotta, L. Perletti, G. Apolone, G. Masera, E. Grunfeld, G. Isola) - Conclusioni (G. Apolone).

371. LA NUOVA LEGGE DI TUTELA DEL RISPARMIO
Atti del Convegno di studio svoltosi a Courmayeur, 6-7 ottobre 2006, organizzato dal CNPDS e dalla Fondazione Courmayeur
n. 21 Collana Convegni di studio "Problemi attuali di diritto e procedura civile"
Ed. Giuffrè - Milano - 2007 - pp. XI 301

PRESENTAZIONE
I grandi scandali finanziari che hanno colpito moltissimi risparmiatori nel nostro Paese hanno portato all'emanazione di una serie di misure legislative volte ad una efficiente protezione dei risparmiatori e, più in generale, dei consumatori. La legge per la tutela del risparmio (l. 262/2005) investe settori cruciali del diritto societario e dei mercati. Il Convegno ne ha discusso sia gli aspetti innovativi che gli aspetti contraddittori. Si è parlato di corporate governance e della nuova disciplina dei mercati e dei servizi finanziari; si sono illustrate le nuove disposizioni sulla revisione contabile, con particolare attenzione per la responsabilità dei revisori; si sono descritte le nuove funzioni delle autorità di vigilanza segnalando, tra i fattori negativi, l'occasionalità dei singoli interventi legislativi, diretti più ad personam che ad ordinem, la mancata considerazione della ripercussione di tali interventi su settori affini, l'adozione di modelli stranieri nel nostro ordinamento non preceduta da alcuno studio circa il loro impatto, il frequente richiamo ai codici deontologici spesso insufficienti come criterio risolutivo dei conflitti. Sono stati valutati i segmenti disciplinari della legge, criticando sia l'eccessiva amministrativizzazione del diritto societario e dei mercati, sia il rinvio massiccio alla normativa secondaria. È emersa l'opinione che soltanto gli esiti della pratica relativa all'applicazione della legge possano costituire una verifica della sua effettiva utilità.
Per quanto concerne la tutela dei risparmiatori, si è sottolineato come il legislatore non sia intervenuto con una severa regolazione dei servizi finanziari, ma abbia invece preferito riformare o migliorare il meccanismo processuale collettivo capace di rendere più agevole, rispetto alle controversie individuali, la strada del risarcimento per i danneggiati dagli illeciti commessi. In simile contesto si collocano i progetti per l'introduzione in Italia delle class actions, istituto che tuttavia dovrebbe essere importato con qualche modifica ad hoc. Sono stati presi in considerazione anche i meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie che possono, in molti casi, risultare più efficienti.
Particolare attenzione è stata dedicata alle nuove regole penali (sanzioni penali in senso stretto e sanzioni amministrativo-punitive) contenute nella legge sul risparmio. A parte la considerazione generale della loro inefficacia deterrente, stante l'incapacità - dimostrata dai fatti - di fermare le manipolazioni del mercato, si è rilevata da parte del legislatore una lettura acritica rispetto al passato: i fallimenti di venti-trenta anni or sono non hanno avuto effetti così dirompenti sul risparmio diffuso (ad esempio il crack Montedison), nel senso che sono state colpite soprattutto le banche. Al contrario, i dissesti finanziari più recenti hanno danneggiato principalmente il risparmio di massa. Si comprende quindi con facilità come la tutela del risparmio si sia sempre risolta nel presidio al corretto funzionamento delle imprese e dei mercati, mentre attualmente le maggiori difficoltà consistono proprio nell'affrontare l'occulta pericolosità alla quale il risparmio diffuso è sottoposto. Sono stati discussi anche i sistemi di trasparenza garantita, della revisione contabile e della responsabilità dei revisori nonché il ruolo, l'organizzazione e la responsabilità dei revisori contabili, intendendosi la revisione come funzione di interesse pubblico, di tutela dell'interesse generale al corretto funzionamento del mercato finanziario.
La lettura, in chiave critica, delle diverse leggi e delle varie proposte esistenti in tema di limitazione della responsabilità dei revisori in alcuni Paesi stranieri (USA, Gran Bretagna, Germania, Austria e Belgio) ha infine permesso di riflettere sull'opportunità di introdurre in Italia un regime di responsabilità proporzionata, apprezzabile per la sua neutralità in punto di concorrenza, sull'esempio di quello tedesco.
La Tavola rotonda conclusiva ha discusso delle nuove funzioni e dei nuovi rapporti tra le autorità di vigilanza. In questo ambito, la nuova legge sembra aver apportato opportuni cambiamenti rispetto al sistema previgente, soprattutto in relazione agli ampi poteri attribuiti alla Consob e alla previsione di forme di coordinamento e di collaborazione tra le varie autorità, anche se è stato evidenziato come l'eccesso di collegialità su molte materie rischi di lasciare alla Consob poco tempo per le decisioni più rilevanti; vi sono stati interventi favorevoli alla creazione di un unico soggetto di vigilanza, sull'esempio di quanto avviene in altri Paesi.
Tutti gli interventi hanno comunque sottolineato quanto l'architettura delle autorità di vigilanza sia fondamentale in termini di protezione del consumatore e di garanzia della competitività dei mercati finanziari. La tutela della concorrenza nei mercati finanziari, infatti, è di particolare importanza, poiché dal funzionamento efficiente dei mercati bancari e finanziari dipende sia lo sviluppo del sistema imprenditoriale di un Paese, sia la garanzia degli interessi di risparmiatori ed investitori.


SOMMARIO
I. Seduta inaugurale (L. Passerin d'Entrèves, E. Biondi, L. Pomodoro) - II. Relazioni - Introduzione (P. Rescigno) - 1. La Corporate Governance (F. Grande Stevens) - Amministrazione, controllo, minoranze nella legge sul risparmio (P. Montalenti) - Società estere e lex mercatus nella L. 262/2005: regole efficaci o norme manifesto? (S. M. Carbone) - Un esercizio di diritto penale simbolico: la c.d. tutela penale del risparmio (A. Alessandri) - 2. Mercati e servizi finanziari (V. Carbone) - La nuova disciplina dei mercati e dei servizi finanziari (R. Costi) - Per la chiarezza di idee in tema di tutela collettiva dei consumatori (S. Chiarloni) - 3. Disciplina dei conti, revisione e tutela del mercato (V. Salafia) - La trasparenza garantita nei mercati finanziari: prolegomeni ad un'analisi costi benefici (F. Denozza) - La revisione contabile nella tutela del risparmio (S. Fortunato) - La responsabilità del revisore (G. Presti) - 4. Tavola Rotonda - Nuove funzioni e nuovi rapporti tra autorità di vigilanza (P. Rescigno, G. Sabatini, C. Rabitti Bedogni, G. Giannini, G. Calabrò, G. Zadra, S. Micossi, G. Cammarano, L. Spaventa, M. Onado, G. Giannini, L. Bertolè Viale) - Comunicazioni - I nuovi percorsi procedimentali della Banca d'Italia ai sensi dell'art. 24 L.N. 262/2005 (M. Passalacqua).

372. THE UNITED NATIONS CONVENTION AGAINST CORRUPTION AS A WAY OF LIFE
Edited by Nikos Passas and Dimitri Vlassis
Atto della Conferenza internazionale, Courmayeur, 15-17 dicembre 2006, organizzata da CNPDS/ISPAC in collaborazione con United Nations on Drugs and Crime - UNODC, Vienna, e la Fondazione Courmayeur
Milano - 2007 - pp. 266

PRESENTAZIONE
La corruzione non è un fenomeno nuovo, né limitato a particolari Paesi, regioni geografiche, sistemi o culture politiche. Nuova è invece la determinazione internazionale nel contrastare efficacemente il flagello, che mina la stabilità politica, ostacola lo sviluppo economico, distorce la concorrenza, inquina le dinamiche sociali stabilite dalle leggi, mantiene disuguaglianze e povertà e si aggiunge alle altre fonti di insicurezza, di iniquità e di ingiustizia.
Negli ultimi vent'anni, si sono realizzate molte iniziative contro la corruzione, essendo aumentata la consapevolezza che essa è correlata ad altri importanti problemi di politica pubblica e alla crescente globalizzazione. Fra gli strumenti internazionali adottati, la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione/UNCAC, la cui sottoscrizione e ratifica da parte di moltissimi Paesi è stata rapida ed è in continuo aumento, è il principale.
L'alta priorità e la concomitante volontà politica che hanno reso possibile la Convenzione hanno creato grandi opportunità, ma anche una sfida significativa. Sono stati realizzati rilevanti processi di riforma, ma si sono pure sollevate aspettative. Per non frustrare tali aspettative, che potrebbero portare a delusione ed apatia, con il rischio di un regresso, occorre che la Convenzione divenga effettivamente uno strumento vitale, quale è stato concepito. Di qui la scelta del tema della Conferenza annuale dell'ISPAC 2006.
Sulla base dei risultati della Conferenza degli Stati Membri, conclusasi il giorno precedente, i lavori hanno inteso fare il punto della situazione e un passo deciso verso l'implementazione della UNCAC a livello globale, cercando di individuare partnerships e modalità di lavoro condiviso affinché essa divenga parte della vita quotidiana, così impegnando tutte le componenti sociali, a partire dalle istituzioni educative, nello sforzo di generare una cultura dell'anti-corruzione come nuovo sistema di vita. La Conferenza ha offerto quindi l'opportunità di instaurare un dialogo approfondito fra rappresentanti di governi, di organizzazioni multilaterali, di mass-media, della società civile, del mondo accademico e del settore privato, rivelandosi un momento assai proficuo per l'individuazione delle linee di un futuro e deciso intervento nella lotta alla corruzione.


SOMMARIO
Introduction (N. Passas) - 1. Selected papers and contributions - The United Nations Convention against Corruption: a way of life (D. Vlassis) - UNCAC: a way of life. The role of the legislative branch (M. Ulrich) - UNCAC: a way of life. The role of the judiciary (G. Colombo) - Governance/anti-corruption. Legal issues in the work of the IMF (D. Siegel) - Governance, anti-corruption and development effectiveness - The Asian Development Bank Perspective (K. M. Moktan) - The BBC and the training of journalists; reporting on corruption, keeping the information flowing, increasing awareness, shaping public opinion, lowering the threshold of tolerance (S. Derry) - Connecting local with global media action against corruption (N. Heller) - The impact of UNCAC on governance: opportunities and risks (N. Passas) - The role of civil society in the fight against crime (L. Ciotti) - Transparency and anti-corruption (J. Terray) - Rampant corruption exacerbates public distrust in public and private sector dealings (S. Amey) - Civic education in universities: understanding the need for rules (G. Forti) - Multistakeholder initiatives to combat money laundering and bribery (M. Pieth) - The role of the private sector in supporting financial regulators, banks and financial institutions in monitoring PEPs and reporting suspicious transactions (R. Stockdale) - 2. Conclusions and recommendations (E. Vetere, N. Passas) - 3. Appendix - DAC Network on Governance Policy Paper on anti-corruption setting. An agenda for collective action.

373. PROCESSI DI SELEZIONE DEL CRIMINE. PROCURE DELLA REPUBBLICA E ORGANIZZAZIONE GIUDIZIARIA
C. Sarzotti (a cura di) con prefazione di Marcello Maddalena e saggi di Cecilia Blengino e Giovanni Torrente
Serie L'amministrazione della giustizia nell'Italia del 2000
Ed. Giuffrè - Milano - 2007 - pp. XII 370

PRESENTAZIONE
Il tema della durata del processo penale è da tempo al centro del dibattito pubblico. In Italia il principio dell'efficienza della giustizia penale ha avuto anche una traduzione normativa di rango costituzionale con la modifica dell'art. 111 della Costituzione che ha introdotto il criterio della ragionevole durata del processo. Ad ogni inaugurazione dell'anno giudiziario i procuratori generali non mancano di ricordare il tema dell'inefficienza e dei tempi lunghi della nostra giustizia penale come uno dei fattori che rendono difficile la lotta alla criminalità (in specie quella cosiddetta "micro" che si è diffusa nelle realtà urbane).
La pressione che il mondo politico e l'opinione pubblica hanno posto in essere sul sistema giudiziario hanno prodotto un altro fenomeno che ha interessato ormai da alcuni anni i sistemi penali di molti paesi occidentali e che ha cominciato a lasciare tracce nella realtà italiana. David Garland ha definito tale fenomeno come l'ingresso nel mondo della giustizia penale di un modo di ragionare di tipo economico rispetto al tradizionale stile di ragionamento sociale. In sintesi, si tratta dell'emergere, nell'ambito in particolare della magistratura requirente, di una cultura professionale che pensa all'intervento sul crimine in termini di costi-benefici, piuttosto che con le tradizionali categorie della cultura giuridica .
La proposta che viene avanzata nel volume è che esista un legame profondo tra questo mutamento di cultura professionale nell'ambito degli operatori del diritto penale e l'instaurarsi di quello che è stato definito il paradigma del diritto penale del nemico, ovvero la tendenza del pensiero giuridico penalistico a considerare alcune figure sociali (il terrorista, il boss mafioso, ma anche il plurirecidivo in genere) come Unpersonen e quindi soggetti giuridici di "serie B", in qualche modo privi delle garanzie previste per i cittadini a pieno titolo.
Tale legame va colto, tuttavia, non solamente nelle sue manifestazioni relative alla produzione delle norme penali, ma anche e soprattutto nelle pieghe delle prassi organizzative ed interpretative che danno attuazione a tali norme. Si apre qui il campo all'analisi di ciò che i criminologi costruzionisti hanno chiamato il processo di criminalizzazione secondario, ovvero la fase di implementazione della legge penale che vede coinvolti soprattutto l'attività delle agenzie di repressione del crimine e l'istituzione giudiziaria, nonché quella penitenziaria.
L'osservazione dell'attività requirente delle procure della Repubblica è, da questo punto di vista, preziosa, in quanto tali organizzazioni si collocano ad un punto di snodo fondamentale tra istanze di repressione del crimine provenienti dalla società civile ed esercizio vero e proprio dell'azione penale attraverso lo svolgimento della fase dibattimentale del processo. Il presente lavoro costituisce il tentativo di ricostruire le dinamiche organizzative di due case-studies di procure della Repubblica italiane, quella di Bari e quella di Torino, al fine di effettuare una prima verifica di come questi mutamenti epocali avvenuti nella sfera della penalità delle società tardo-moderne abbiano cominciato ad operare anche nei processi di criminalizzazione in Italia. In particolare, i risultati della ricerca hanno evidenziato come il modello della giustizia penale attuariale abbia preso piede soprattutto nella Procura torinese, attraverso la predisposizione di procedure seriali di trattamento di quelle notitiae criminis che rientrano nella c.d. microcriminalità, mentre gli organi requirenti baresi hanno mantenuto uno stile organizzativo maggiormente in linea con la tradizionale cultura giuridica formalista e hanno concentrato buona parte delle loro risorse organizzative verso la repressione della criminalità organizzata.


SOMMARIO
Prefazione (M. Maddalena) - Le procure della repubblica come attori del campo penale (C. Sarzotti) - Esercizio dell'azione penale e processi organizzativi: la selezione del crimine come output della procura (C. Blengino) - Le storie organizzative di due procure della repubblica tra obbligatorietà dell'azione penale e selezione del crimine (G. Torrente).

374. FILOSOFIA GIURIDICA DELLA GUERRA E DELLA PACE
Vincenzo Ferrari (a cura di).
Atti del Congresso svoltosi a Milano/Courmayeur, 21-23 settembre 2006, organizzato dal CNPDS, dall'Università degli Studi di Milano e dalla Società italiana di Filosofia del diritto, in collaborazione con la Fondazione Courmayeur
Ed. Franco Angeli - Milano - 2008 - pp. 575

PRESENTAZIONE
La guerra accompagna purtroppo la vita quotidiana di gran parte dei popoli, se non come realtà, come prospettiva possibile di un futuro neppure troppo lontano. Questa condizione non è solo fonte di incertezze e di preoccupazioni, ma solleva quesiti giuridici, filosofici ed etici che hanno accompagnato tutta la storia umana, ma che oggi si ripresentano con aspetti nuovi e imprevedibili. Come influiscono sulla scelta fra pace e guerra gli interessi economici, nell'economia mondializzata? Fino a qual punto è possibile, nelle società occidentali, tollerare l'estremismo religioso ed etnico? Come è possibile discernere criticamente fra gli argomenti prodotti dai poteri forti e dai media per giustificare o squalificare le azioni militari? Entro quali limiti si può riproporre il classico tema della "guerra giusta"? Fino a che punto è proponibile, ed effettivamente praticabile, la scelta pacifista? A questi e altri interrogativi ha cercato di rispondere il Congresso di cui il volume pubblica gli atti, mettendo a confronto noti cultori della filosofia del diritto con filosofi e scienziati della politica, sociologi, economisti e giornalisti, senza pretesa di trovare risposte certe, ma con la fiducia di rimuovere i dubbi più gravi che turbano la riflessione sul tema, nello spirito che aveva ispirato Norberto Bobbio, uno dei padri della disciplina, nel suo volume del 1979 "Il problema della guerra e le vie della pace". I lavori sono stati dedicati, in particolare, agli interessi economici in gioco durante un conflitto, alle identità culturali e religiose, ai diritti di sicurezza e al ruolo della giustizia internazionale. In sede introduttiva si è parlato di globalizzazione dei conflitti, di giustificazione etica della guerra, di guerra di difesa, di guerra al terrorismo internazionale; si è ragionato sul concetto di "guerra giusta", sull'intervento delle Nazioni Unite, sul ruolo del diritto internazionale; si è riflettuto sugli elementi di novità della guerra moderna (l'avvento delle nuove tecnologie, l'industrializzazione della società, le armi atomiche e termo-nucleari, la guerriglia e il terrorismo); si è parlato quindi dell'influenza degli interessi economici sulla scelta fra guerra e pace, tra guerra e scarsità delle risorse energetiche, al punto che la guerra stessa viene concepita talvolta come migliore via di uscita da una situazione economica stagnante. Si è poi osservato che questi preponderanti interessi economici, nel momento in cui sfuggono alle regolazioni giuridiche internazionali, producono anomia più che norme. Quanto ai rapporti tra il sistema economico e quello politico, si è sottolineato come attualmente il "teatro delle decisioni" non sia più la politica bensì l'economia. La strada praticabile appare essere quella della ricerca di un nomos della Terra che non sia prodotto dall'economia e dal mercato, bensì dal dialogo e dal confronto. Sulle identità culturali e religiose, si è descritto il legame sviluppatosi, nel corso della storia, tra Stato-nazione e religione. Dopo il secondo conflitto mondiale, tanto le identità religiose quanto quelle nazionali hanno dovuto confrontarsi con i diritti universali dell'uomo. Successivamente, con la fine del comunismo e l'avvento della globalizzazione, si è assistito ad una perdita di significato del territorio, dunque della dimensione nazionale o locale, alla quale è corrisposta una sempre più forte esigenza di avere delle radici. Poiché, dunque, la patria dell'identità è sempre meno il territorio e sempre più l'appartenenza, le religioni vengono ad essere le nuove nazioni transnazionali, che attraversano i confini, si muovono ed emigrano, e si insediano in nuovi territori dando vita ai conflitti. A conclusione dei lavori, è stato evidenziato come il binomio "diritto uguale a pace" sia da mettere in discussione, e come, anzi, vi sia un progetto molto forte di interiorizzazione della guerra nel diritto.


SOMMARIO
Prefazione (V. Ferrari) - Apertura (E. Pattaro, D. Casati, R. Ruggiero, V. Ferrari) - Relazioni introduttive (M. Jori, F. Pocar) - Apertura (R. Blua, L. Passerin d'Entrèves, G. Anfossi, L. Caveri) - 1. Gli interessi economici (G. Anselmi) - Note introduttive (V. Ferrari) - Interessi disperati. Dalla necessità dell'economia alla possibilità del diritto (A. Andronico) - Dovere umanitario o global justice (S. Maffettone) - Guerre, mercati e paradossi nel mondo globale (M. R. Ferrarese) - Una via per la "costruzione" della pace (S. Zamagni) - 2. Le identità culturali e religiose (M. G. Losano) - Per una governance dei conflitti religiosi nell'età della globalizzazione. Spunti di riflessione (S. Ferrari) - I monoteismi e la guerra (L. Lombardi Vallauri) - Cittadinanze immaginarie (C. Luzzati) - La società ad una dimensione: i rischi dell'identità (L. Pannarale) - Identità culturali e religiose. Connessioni e distinzioni (F. Viola) - 3. I diritti di sicurezza (G. Carcaterra) - Dalla libertà alla sicurezza (P. Marconi) - Le due torri. Diritti e sicurezza ai tempi del terrore (A. Pintore) - La guerra preventiva: prevenzione e sicurezza (T. Pitch) - Vi sono veramente derive totalitarie? (G. Rebuffa) - 3. La giustizia internazionale (B. Montanari) - Legalità e giustizia nella concezione internazionalistica di Norberto Bobbio (L. Bonanate) - Né nazionale, né internazionale è la giustizia (D. Corradini H. Broussard) - I presupposti della giustizia internazionale: il ruolo del diritto, oggi (E. Pariotti) - Fra politica e diritto (V. E. Parsi) - Giustizia, riconoscimento, giurisdizioni internazionali (B. Pastore) - Giustizia e tribunali internazionali (A. Ruiz Miguel) - 4. Interventi (G. Palombella, M. Greco, A. Lo Giudice, E. Ancona, A. Amendola, B. Troncarelli, I. Trujillo, G. Sadun Bordoni, V. Pocar, G. Azzoni, D. M. Cananzi, G. Bombelli) - 5. Tavola Rotonda Conclusiva (F. Cavalla) - Dall'arte della guerra alle armi per la pace. Da Machiavelli a Erasmo, ovvero, da Clausewitz a Bobbio (G. M. Bravo) - Contro la guerra la ragione critica (E. Díaz) - Alcuni sgradevoli dati di fatto storici (E. Galli della Loggia) - Conclusioni (E. Resta, F. Cavalla, V. Ferrari) - 5. Commemorazione di Giuseppe Capograssi - Giuseppe Capograssi. Le vie della guerra e il problema della pace (F. Gentile) - Giuseppe Capograssi filosofo e "cantore dell'individuo" (F. Mercadante) - Giuseppe Capograssi, "filosofo della vita" europeo (G. Zaccaria).

375. SISTEMI EDUCATIVI E CAPITALE UMANO
Atti del Congresso internazionale dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore" sui rapporti tra diritto ed economia, svoltosi a Milano, 22-23 giugno 2007
n. 14 Collana dell'Osservatorio "Giordano Dell'Amore"
Ed. Giuffrè - Milano - 2007 - pp. 205

PRESENTAZIONE
La struttura dei sistemi di istruzione viene sempre più considerata come un elemento chiave del più generale processo di accumulazione del capitale umano nelle società contemporanee. Vari Paesi europei stanno sperimentando un processo armonizzato di riforma dei propri sistemi di istruzione a livello universitario, secondo le direttrici tracciate dal cosiddetto Processo di Bologna, mirato a costituire un'Area Europea dell'Istruzione Superiore in grado di soddisfare i fabbisogni di individui e imprese nella società della conoscenza. Alcuni Paesi hanno già implementato le linee guida di tale processo e i primi risultati relativi all'impatto di queste riforme su vari aspetti dell'accumulazione di capitale umano sono ora disponibili. Inoltre, si assiste in molti Paesi ad un continuo dibattito sulla riforma dei sistemi di istruzione secondaria. La ricerca su questi temi si è concentrata sulla valutazione dei vantaggi comparati dei diversi sistemi in termini di specializzazione della conoscenza e promozione di pari opportunità di accesso all'istruzione. Infine, esiste una vasta e crescente consapevolezza di come il successo del sistema di istruzione dipenda in modo cruciale dalla formazione delle capacità di apprendimento negli anni iniziali del percorso scolastico, e quindi dall'efficacia dell'istruzione primaria.
La Conferenza ha riunito ricercatori operanti nell'ambito delle scienze sociali, che hanno analizzato questi temi per offrire una panoramica dei risultati esistenti circa l'interazione tra struttura del sistema scolastico, pari opportunità e accumulazione di capitale umano. La prima Sessione è stata dedicata al Processo di Bologna e alla valutazione dell'impatto che tali riforme, laddove implementate, hanno esercitato sulla domanda di livello di istruzione, la seconda Sessione alle varie dimensioni della disuguaglianza sociale e alle loro relazioni con la struttura del sistema educativo; la terza Sessione, infine, ha preso in esame l'equità e l'efficienza del processo formativo nell'istruzione primaria e secondaria.


SOMMARIO
Indirizzi di saluto (G. Guzzetti) - Introduzione (V. Ferrari) - La crisi del rapporto domanda-offerta di capitale umano (G. De Rita) - 1. Il processo di Bologna e la riforma dell'istruzione terziaria in Europa - European higher education - Nine years after the Bologna Declaration: a European project nearing the final sprint (P. Gaehtgens) - Demand for higher education programs: the impact of the Bologna Process (A. R. Cardoso) - Riforma dei curricola universitari e investimenti in capitale umano: l'esperienza italiana (C. Lucifora) - 2. Sistemi formativi e (dis)eguaglianza sociale - Espansione scolastica e (dis)eguaglianza sociale (G. Ballarino) - Diversità territoriali nella competenza matematica degli studenti: risultati del programma PISA 2003 (M. Bratti) - La segmentazione dei sistemi scolastici influisce sulle pari opportunità? Nuove evidenze internazionali (D. Checchi) - 3. Equità ed efficienza nell'accumulazione di capitale umano - Sessant'anni di istruzione in Italia (M. Leopardi) - Mobilità intergenerazionale dell'istruzione e del reddito in Europa (S. Comi) - The effectiveness of primary education (O. Silva) - 3. Tavola Rotonda (A. Fraleoni Morgera, P. Gaehtgens, D. Livesey, M. Regini, G. Silvestri) - Conclusioni (F. Esposito).

376. PROPRIETÀ E CONTROLLO DELL'IMPRESA: IL MODELLO ITALIANO. STABILITÀ O CONTENDIBILITÀ?
Atti del Convegno di studio svoltosi a Courmayeur, 5-6 ottobre 2007, organizzato dal CNPDS e dalla Fondazione Courmayeur
n. 22 Collana Convegni di studio "Problemi attuali di diritto e procedura civile"
Ed. Giuffrè - Milano - 2008 - pp. 266 -

PRESENTAZIONE
I meccanismi di amministrazione e di controllo delle società quotate rivestono un ruolo fondamentale nello scenario economico mondiale. La globalizzazione della finanza e l'evoluzione degli strumenti e delle tecniche di finanziamento impongono sostanziali requisiti di trasparenza per le imprese che intendono affacciarsi ai mercati regolamentati. A sua volta, l'esigenza di facilitare l'accesso ai capitali attraverso il mercato finanziario rende necessario garantire agli investitori modelli di tutela adeguati.
I grandi scandali finanziari che hanno colpito moltissimi risparmiatori in Italia e all'estero hanno acceso il dibattito sulla corporate governance. L'urgenza di trovare strutture proprietarie e di controllo adeguate a garantire un'efficiente allocazione delle risorse è alla base della ricerca di un sistema di governo societario che tenga conto dei diversi interessi dei componenti della compagine azionaria. Il fine ultimo di ogni modello di governance dovrebbe pertanto essere quello di riuscire a trovare il giusto equilibrio di potere tra maggioranza e minoranza, nei casi di struttura proprietaria concentrata, e tra azionisti e management, nei casi di public company. Il Convegno si è focalizzato sugli istituti centrali che riguardano la proprietà azionaria nel nostro Paese - gruppi, sindacati di voto, offerte pubbliche di acquisto, sistemi di amministrazione indagando la contrapposizione tra l'interesse alla contendibilità - da un lato, e l'interesse alla stabilità nella gestione dall'altro, e cercando di verificare se sia possibile tracciare una linea di confine tra interventi legislativi a garanzia delle regole del mercato e interventi, invece, distorsivi di un suo corretto funzionamento.
Si è discusso dei pilastri del capitalismo definendoli una triade scomposta: nel mercato finanziario - dipinto come inefficiente, scarsamente attento al pubblico risparmio e ridotto a piazza della liquidità e non dell'investimento - la proprietà si sarebbe separata dalla proprietà stessa, aumentando la speculazione a scapito della produzione di beni e servizi. L'attenzione si è in seguito concentrata sugli amministratori indipendenti all'interno dei consigli di amministrazione delle società italiane quotate nel mercato regolamentato, sul fenomeno delle cd. scatole cinesi, e infine sul sistema dualistico. Sulla base del disegno di legge Zanda ed altri di delega al Governo "in materia di controllo delle società quotate e di contrasto al fenomeno delle cosiddette scatole cinesi", (ddl. Senato 1624/2007), si è discussa in particolare l'opportunità di regolamentare il ricorso a strutture societarie di tipo piramidale. La presenza in Italia di forme di controllo a piramide consente di esercitare, con un apporto di capitale privato relativamente ridotto, il controllo su società di notevoli dimensioni e di rilevante importanza strategica. Questo fattore, unitamente alla fragilità delle regole a tutela degli azionisti di minoranza da un lato e all'assenza quasi totale di investitori istituzionali dall'altro, condizionerebbe il funzionamento del mercato italiano e lo sviluppo di imprese medio-grandi. L'obiettivo del disegno di legge è quindi di limitare la formazione e l'allungamento delle catene societarie attraverso una politica poco invasiva articolata su tre livelli: modifica della legge OPA per tutelare le minoranza, penalizzazione fiscale delle scatole cinesi e maggior tutela del voto dei soci non di controllo. Successivamente, si è puntualizzato che alla base della scomposizione della triade proprietà, controllo, mercato vi sarebbero gravi squilibri internazionali e che il vero problema del mercato finanziario mondiale risiederebbe nell'anomalia dei livelli dei tassi di interesse (oggi la piramide finanziaria è pari a undici volte il Pil mondiale). In relazione ai gruppi piramidali, si è messo in luce come la tanto temuta dissociazione tra proprietà e potere sia un fenomeno coessenziale e coevo alla grande impresa azionaria che si rivolge al pubblico risparmio. È pur vero che l'eccesso di dissociazione e l'abuso di potere possono essere contrastati mediante strumenti correttivi, i quali tuttavia non potranno mai ricostituire l'equivalenza piena del rapporto tra proprietà e potere di disposizione tipico della società civilistica, non invece della proprietà azionaria. Di qui, la critica al citato disegno di legge, che produrrebbe effetti paradossali e fortemente distorsivi, con l'auspicio di un più intenso coinvolgimento del consiglio di amministrazione nelle operazioni strategiche. Per quanto concerne i patti tra azionisti, si è detto che essi, in quanto forme di composizione degli interessi di costoro, non costituiscono un male in sé, bensì rappresentano strumenti di controllo suscettibili di un uso virtuoso o vizioso a seconda delle intenzioni di chi li utilizza e di quanto consentito dal quadro giuridico di riferimento, suggerendo che la legge italiana in materia venga orientata verso le seguenti direzioni: aumento del tasso di contendibilità della società quotata, obbligo di informazione in favore delle società e dei soci, realizzazione di un flusso informativo in favore della società emittente, elaborazione di sanzioni appropriate. Si sono esaminate, quindi, le problematiche poste dall'irrompere del sistema dualistico nel nostro ordinamento, prima, e nella prassi societaria dopo. Tale forma di governo non va identificata con la massima divaricazione tra proprietà e controllo, ma può essere letta come sistema che recupera la proprietà, nel senso che avvicina la proprietà alla gestione/controllo e, di qui, istituzionalizza divisioni reali di ruoli. Paradossalmente più si valorizza il requisito di indipendenza - percepito come valore del sistema di governance - dei componenti del consiglio di sorveglianza, più si allontana la proprietà dal controllo, a vantaggio di "circuiti" alternativi impropri e opachi che raccordino proprietà e consiglio di gestione. Quando ben utilizzato, invece, il sistema dualistico può ridurre i costi di agenzia tra azionariato, investitori e dirigenti.
La sessione dedicata al mercato ha visto esporre un quadro delle ombre esistenti sul sistema del libero mercato e della trasformazione dei modelli economici in modelli giuridici, per effetto dell'intervento dei giuristi e dei politici; si è poi parlato dei nuovi modelli economici; si è infine proceduto all'esame delle ombre che uno sviluppo troppo impetuoso dell'innovazione finanziaria, accompagnata da quella legale, può gettare sulla stabilità del sistema, con rilevanti ed estesi costi sociali arrivando all'individuazione di un nuovo modello di trasferimento del rischio di credito (TRC), definito originate-to-distribute, nel quale le banche concedono il credito e poi lo frammentano e lo distribuiscono, con annessi rischi, a una pluralità di prenditori non bancari di prodotti strutturati che hanno come sottostante un pool di mutui disparati per qualità e titolarità del debito. Tra i vantaggi della creazione di un siffatto mercato del rischio di credito esterno alle banche si erano annoverati i seguenti: riduzione della concentrazione dei rischi; limitazione dell'esposizione a specifici eventi di insolvenza; partecipazione di nuovi soggetti al mercato del credito; aumento della capacità di credito delle banche. Invece, la crisi iniziata a inizio estate 2007 (subprime loans) ha colpito proprio la stabilità del sistema: com'è risaputo, l'aumento dei tassi di interesse e il deterioramento delle qualità dei mutui concessi hanno provocato un aumento delle insolvenze e una brusca revisione delle valutazioni e delle aspettative degli investitori.
L'esame approfondito della disciplina delle offerte pubbliche di acquisto (OPA) nella Direttiva 2004/25/EC ha messo in rilievo come tale tanto criticata direttiva avrebbe, invece, contribuito in maniera significativa all'integrazione delle politiche europee in materia di sicurezza dei mercati finanziari. La Tavola rotonda conclusiva ha visto il succedersi di interventi sulle esenzioni al divieto di intese anticoncorrenziali tra autorità sovranazionale e autorità nazionali ex Regolamento CE 1/2003, al fine di esplorarne fondamento e applicazioni


SOMMARIO
1. Seduta di apertura (L. Passerin d'Entrèves, R. Blua, A. Marguerettaz, R. Ruggiero) - 2. Relazione introduttiva - Proprietà, controllo, mercato: una triade scomposta (G. Rossi) - I. L'impresa (R. Rordorf) - Scatole cinesi, è giusto regolamentarle? (L. Zanda) - La struttura proprietaria dell'impresa: società quotate e imprese medio-grandi (M. Onado) - I gruppi piramidali tra libertà d'iniziativa economica e asimmetrie del mercato (P. Montalenti) - Intervento (L. Spaventa) - Gli strumenti di controllo: i patti di sindacato (G. A. Restio) - Sistema dualistico (P. Marchetti) - II. Il mercato (A. Alessandri) - Ombre sul sistema: un dibattito aperto (F. Grande Stevens) - Una crisi della nuova finanza (L. Spaventa) - The takeover bid directive, light and darkness (E. Wymeersch) - Stabilità e concorrenza nell'intermediazione finanziaria (R. Costi) - Tavola Rotonda - Le esenzioni al divieto di intese anticoncorrenziali tra autorità sopranazionali e autorità nazionali (il Regolamento CE 1/2003) (V. Carbone, G. Tesauro, P. Kienapfel, F. Capelli, S. Baratti, M. Siragusa, G. Calabrò, A. Frignani) - Comunicazione scritta (C. Rabitti Bedogni).

377. CATALOGO RAGIONATO DELLE PUBBLICAZIONI 1948-2008 DELLA FONDAZIONE CENTRO NAZIONALE DI PREVENZIONE E DIFESA SOCIALE
Pubblicato con il contributo di Unicredit
Edizione in lingua italiana
Milano - 2008 - pp. 464

378. THE EVOLVING CHALLENGE OF IDENTITY-RELATED CRIME
Edited by Nikos Passas, Christopher Ram, Demosthenes Chryssikos
Atti della Conferenza internazionale, Courmayeur, 30 novembre-2 dicembre 2007, organizzata da CNPDS/ISPAC in collaborazione con United Nations on Drugs and Crime/UNODC e la Fondazione Courmayeur
ISPAC, Milano, 2008 - pp. 340
 

PRESENTAZIONE

La proliferazione dei reati di frode, abuso e falsificazione dell’identità a livello nazionale e transnazionale si rivela di sempre più grave entità sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, anche per effetto della globalizzazione dei commerci e dell’uso delle moderne tecnologie informatiche e di comunicazione. La società globale si rivela, così, estremamente vulnerabile tanto alla falsificazione criminale dell’identità, quanto alle frodi e ai crimini ad essa associati (frode economica, crimini connessi al fenomeno migratorio, terrorismo, riciclaggio di denaro, cybercrimes, ecc.). La Conferenza ISPAC 2007 è stata perciò dedicata all’identificazione delle strategie efficaci per il contrasto della frode identitaria. Ci si è proposti un duplice obiettivo: elaborare una versione aggiornata dello studio, pubblicato agli inizi del 2007 da UNODC-United Nations Office on Drugs and Crime co-organizzatore della Conferenza, su Le frodi, l’abuso e la falsificazione criminale dell’identità; formulare linee guida appropriate per l’elaborazione di procedure idonee e di materiale didattico da utilizzare per la prevenzione, le indagini e le procedure giudiziarie relative alla frode identitaria. Il volume pubblica i risultati di tale studio che, allontanandosi dalla visione tradizionale della criminalizzazione di attività diverse compiute mediante l’utilizzo di false identità, considera le frodi identitarie come reati penali distinti dalla frode in senso stretto (per cui la frode è un crimine economico, mentre la falsificazione dell’identità non è necessariamente un crimine economico). Dallo studio emerge, in particolare, che la prevenzione della frode è possibile attraverso alcuni fattori: l’educazione delle potenziali vittime; il training delle forze dell’ordine preposte ai controlli anti-frode; la protezione di informazioni, comunicazioni e sistemi commerciali; la cooperazione tra settore pubblico e settore privato (risorse private, expertise, accesso ai dati); la cooperazione internazionale (best practices, scambio di informazioni). Segue la discussione dei seguenti temi: le sfide e le azioni di contrasto alla frode economica; i sistemi di identificazione; i legami tra frode identitaria e altre forme di criminalità; la giustizia penale nazionale e internazionale; le vittime della frode e la prevenzione. In sostanza, il volume cerca di rispondere alle seguenti domande: qual è l’interesse da proteggere nella lotta alla frode identitaria? È l’interesse privato ovvero è l’interesse della nazione? Quale condotta è da considerarsi criminale? Quali informazioni sono da considerarsi riservate? partendo da una duplice convinzione: che la prevenzione, più che il controllo e la reazione alla commissione del crimine, sia il mezzo indispensabile per rendere la frode identitaria meno conveniente, e che per bloccare o ridurre tale fenomeno essa debba essere opera tanto dei soggetti pubblici quanto di quelli privati.
 

SOMMARIO

1. Keynote Address (Kuniko Ozaki) - 2. Introduction (Christopher D. Ram) - 3. An overview of the meaning of fraud in different jurisdictions and the problems posed by it (scope and elements of fraud offences, types of fraud encountered and criminalised at the national level (Patrick Cunningham) - 4. Protection against identity fraud - finding the balance between effectiveness and civil liberties (Giovanni Buttarelli) - 5. Identity related crime as a global issue: the nature, concept and types of identity related crime (Christopher D. Ram) - 6. Biometric identification technologies and the use of e-security to protect identity (Robin Chalmers) - 7. Online identity theft: a growing threat to consumer confidence in the digital economy (Brigitte Acoca) - 8. The relationship between identiy-related crime and economic fraud (Kevin McNulty) - 9. Identiy-related crimes: a review of research and suggested typologies (Nikos Passas) - 10. Use of identity-related crime to facilitate organized crime and terrorist activities (Jean-Louis Bruguiere) - 11. Criminalization and jurisdiction issues (Demosthenes Chrissikos) - 12. Canadian identity theft legisltion: a case study in domestic criminalization of identity-related crime (Joanne Klineberg) - 13. Identity theft and the convention on cybercrime (Alexander Seger) - 14. Internantional cooperation to combat identity-related fraud: operational aspects (Rutsel Silvestre J. Martha) - 15. Victims of identity theft: an uphill battle or an impossible fight? (Nicole van der Muelen) - 16. Conclusion (Christopher D. Ram) - 17. Annex - Results of the sutdy on fraud and the criminal misuse and falsification  of identity (identity-related crime)
 

379. DA GIUDICE A GIUDICE
Il dialogo tra giudice italiano e Corte di giustizia delle Comunità europee
di Maria Cristina Reale, Marco Borraccetti
Ricerca affidata al CNPDS dal Consiglio superiore della Magistratura e realizzata dalle Università di Milano, Milano-Bicocca, Napoli-Parthenope, Urbino « Carlo Bo » con il contributo del Ministero dell'Università e della ricerca scientifica e del Consiglio nazionale delle Ricerche
Ed. Giuffrè, 2008
pp. VII-188

PRESENTAZIONE

L’influsso sulla cultura giuridica del nostro Paese di modelli appartenenti ai sistemi di altri Paesi o codificati in convenzioni di tipo internazionale è fenomeno ampiamente rilevato e analizzato, così come il ricorso o il riferimento al diritto proveniente da fonti “esterne” rispetto al nostro ordinamento giuridico. Un discorso diverso sembra doversi fare, invece, riguardo alla consapevolezza, da parte dei nostri operatori del diritto, circa la permeabilità del sistema giuridico italiano alle norme dettate dall’Unione europea. Norme che spesso appaiono eccessivamente invasive delle competenze nazionali e che di frequente impongono l’adeguamento ad obblighi percepiti come il frutto di un eccesso di ardore burocratico da parte del legislatore comunitario. Al di là di valutazioni di tipo prevalentemente politico, resta il fatto che l’applicazione del diritto comunitario, oltre che “spontanea” o “normale”, dev’essere anche corretta: e uno dei principali mezzi di controllo di tale applicazione è costituito dal dialogo che si instaura tra i giudici nazionali e la Corte di giustizia delle Comunità europee attraverso il rinvio pregiudiziale, disciplinato dall’art. 234 del Trattato CE. Nel presente lavoro viene proposta una serie di considerazioni sulle domande pregiudiziali formulate dai giudici italiani dall’inizio del processo di integrazione europea fino a tempi recenti, partendo da un’analisi dei dati generali tratti dalle statistiche ufficiali fornite dalle fonti comunitarie nonché delle pronunce della Corte. L’obiettivo è di descrivere il modo in cui, nel corso degli anni, si è configurato questo particolare tipo di dialogo giudiziale, mettendo a confronto la realtà italiana con quella di altri Stati membri dell’Unione e tentando di valutare quali fattori, tra quelli tipicamente presi in considerazione negli studi sui fenomeni di litigiosità processuale (per esempio, le regole sostanziali e processuali applicabili, la tipologia delle parti o degli interessi di volta in volta toccati dalle normative tanto comunitarie quanto nazionali), possano avere influito in misura maggiore sul fenomeno.

SOMMARIO
Introduzione -  Capitolo I. La struttura dei conflitti nella letteratura sociologico-giuridica - 1. Il conflitto giuridico come unità di analisi. - 2. La litigiosità comunitaria. - a. Il contesto normativo di riferimento. - b. Il contenzioso: oggetto e attori. - c. I giudici. - 3. La ligitiosità nei rinvii pregiudizioali. - a. Il contesto normativo di riferimento. - b. Il contezioso pregiudiziale: oggetto e attori. - c. I giudici. - 4. Considerazioni conclusive. - Capitolo II. Le questioni prediudiziali nel processo comunitario - 1.1 - Premessa - 1.2. Il trattato CE-CA. - 1.3. Ordinamento giuridico comunitario e rinvio pregiudiziale. - 1.4 oggetto del rinvio pregiudiziale. - 1.5 Limiti all'intervento della Corte di giustizia. - 1.6 Il Trattato di Nizza - 1.7. Le modifiche intervenute in seguito all'allargamento. - 1.8. Il progetto di Cositutizione europea e il Trattato di Lisbona. - 2. Inquadramento processuale. - 2.1. Legittimazione a proporre il rinvio pregiudiziale. - 2.2. La nozione di giurisdizione. - 2.3. Le giurisdizioni di ultima istanza in Italia. - 2.3.1. Il delicato rapporto tra Corte Costituzionale e Corte di gisutizia. - 2.4. Profili di ricevibilità. - 2.5. L'esame del contenuto delle questioni pregiudiziali. - 3. Fasi del giudizio. - 3.1. Rinvio alla Corte e sospensione del processo nazionale. - 3.2. Lo svolgimento del processo comunitario. - 4. Conseguenze sull'azione dei giudici nazionali - 4.1. Gli effetti della sentenza. 4.2. La fase discendente - 4.3. Effetti della sentenza comunitaria ed ordinamento penale. - Capitolo III. L'attività pregiudizioale dei giudici italiani. - 1. L'evoluzione delle domande pregiudiziali proposte alla Corte di giustizia. - 2. I giudici italiani e il rinvio pregiudiziale. - a. Flusso generale. - b. Le giuridizioni che hanno proposto i rinvii. - 3. L'esame delle controversie che hanno dato origine al rinvio. - a. Cenni metodologici. - b. L'oggetto dei rinvii pregiudiziali italiani. - c. Le parti. - d. Il controllo del seguito dato alle pronunce pregiudiziali della Corte. - Rilievi conclusivi.



380. IMPRESA E GIUSTIZIA PENALE: TRA PASSATO E FUTURO
Atti del Convegno di studio su “Il problema nel procedimento di primo grado” svoltosi a Milano, 13-14 marzo 2008, organizzato dal CNPDS e dall'Università Bocconi
n. 25 Collana Convegni di studio « Enrico de Nicola - problemi attuali di diritto e procedura penale »
Ed. Giuffrè, Milano, 2009
pp. XII-386

PRESENTAZIONE

Il Convegno si proponeva come occasione per discutere sul ruolo della giustizia penale nella regolamentazione dell’attività d’impresa, con giuristi di varia estrazione ed economisti, italiani e stranieri. L’argomento era ed è di viva attualità, come dimostrano i recenti scandali finanziari. L’ordinamento italiano ha tradizionalmente privilegiato lo strumento penalistico come mezzo di contrasto della “criminalità” d’impresa, ma appariva indispensabile avviare una riflessione, a più voci, sull’efficacia del deterrente penalistico, con il confronto delle esperienze maturate in altri ordinamenti. Gli interventi dei relatori, nella prima sessione dei lavori, hanno sottolineato l’esigenza di effettuare – in questo settore – ricerche ampie, che osservino le esperienze giuridiche di altri ordinamenti, non limitate all’analisi del diritto positivo, ma comprendenti una verifica fattuale della realtà. La fase in cui ci troviamo appare infatti caratterizzata da continui mutamenti e ripetuti aggiustamenti, che rendono difficile tentare un bilancio. La cronaca riporta una pluralità di scandali finanziari, in Italia ed all’estero, delineando uno scenario di crisi densa di aggressività e gravida di ulteriori pericoli. Da simili premesse emerge una fatale conclusione: i rimedi e le sanzioni hanno mostrato scarsa efficacia deterrente e non sono quindi serviti a frenare fenomeni di aggressione spietata nei e ai mercati, né all’incolumità – individuale e collettiva – e all’ambiente: appare essenziale una rifondazione del sistema. Il rimedio non può consistere nella valorizzazione di una indefinita ‘etica degli affari’; occorre piuttosto costruire un sistema razionale ed efficace, che, a differenza di quanto avvenuto fino a questo momento, abbia anche un solido fondamento criminologico e prasseologico. Nella seconda sessione del Convegno, gli interventi hanno sottolineato che la criminalità economica costituisce una grave violazione di fiducia, contro la quale la risposta penale manifesta limiti intrinseci: sembra invece maggiormente condivisibile una prospettiva basata su una strutturazione graduale e progressiva degli strumenti di enforcement, inquadrabile secondo un modello integrato di mezzi di cooperazione e repressione. In merito, poi, all’importante tema delle autorità indipendenti, è stato rilevato che l’intero sistema di enforcement si basa su un insieme di norme primarie caratterizzato da confusione ed incertezza. Simili premesse costituiscono un rilevante alibi per la norma penale, che si inserisce su questo terreno, introducendo un sistema repressivo a sua volta dotato di scarsa chiarezza e certezza. L’attività di controllo, peraltro, dovrebbe essere concepita come continua e interna rispetto all’attività di gestione. Nella terza ed ultima sessione specificamente dedicata alla responsabilità degli enti, gli interventi si sono concentrati sui diversi profili della responsabilità degli enti, sia nel nostro ordinamento che all’estero  ed in particolare negli Stati Uniti, dove sono presenti i più moderni strumenti al mondo di contrasto alla criminalità delle imprese. Nella relazione di sintesi, infine, sono state riprese le fila dei diversi interventi ed è emerso che non vi sono più regole, quelle che c’erano sono del tutto infrante e la situazione è di totale opacità, dovuta alla mancanza di informazioni: tutto ciò ha portato alla crisi delle reti di controllo pubblico e interno e all’esplosione dei conflitti di interessi emersi in modo spaventoso. Anche se il quadro normativo può essere perfezionato, uno strumento molto importante di contrasto alla criminalità d’impresa è certamente – nella storia recente – il riconoscimento della responsabilità dell’ente per un numero sempre maggiore di reati.

SOMMARIO
Indirizzi di saluto (Livia Pomodoro) - Prima Sessione (Guido Rossi) -  Relazione introduttiva. Impresa e giustizia penale:tra passato e futuro. Un'introduzione (Alberto Alessandri) - 1. Gli sacandali societari italiani (Marco Onado) - 2. Law and market: the impact of enforcement (John C. Coffee) - 3. Comparing predictors of corporate anti- and pro-social environmental behaviour: implications for corporate crime control (Sally S. Simpson) -  Seconda Sessione (Alberto Alessandri) - 4. Il crimine dei colletti bianchi come dislocazione dei confini normativi. "Doppio standard" e "doppio vincolo" nella decisione di delinquere o di Blow the Whistle (Gabrio Forti) - 5. Il ruolo delle autorità indipendenti (Piergaetano Marchetti) - 6. Informazione finanziaria e diritto penale. Disclose or abstain? La nozione di informazione privilegiata tra obblighi di comunicazione al pubblico e divieti di insider trading: riflessioni sulla determinatezza delle fattispecie sanzionatorie (Sergio Seminara) - 7. I reati economici nel prisma dell'accertamento processuale (Ennio Amodio) - Terza Sessione (Piergaetano Marchetti) - 8. La responsabilità degli enti: profili di diritto sostanziale (Carlo Enrico Paliero) - 9. Corporate criminal liability in the United States: using prosecutorial dicretion to induce corporations to join the war against crime (Jennifer Arlen) - 10. La responsabilità degli enti: profili di diritto processuale (Massimo Ceresa Gastaldo) - 11. Relazione di sintesi (Giorgio Marinucci, Laura Bertolè Viale Papi) - 12. Intervento scritto. Gli illeciti di abuso di mercato, la responsabilità dell'ente e l'informazione (Francesco Mucciarelli).

381. ORGANISED CRIME IN ART AND ANTIQUITIES
Edited by Stefano Manacorda
Atti della Conferenza internazionale, Courmayeur, 12-14 dicembre 2008, organizzata da CNPDS/ISPAC in collaborazione con United Nations on Drugs and Crime/UNODC e la Fondazione Courmayeur
ISPAC, Milano, 2009
pp. 248

PRESENTAZIONE
Il danneggiamento, la rovina, il furto e la contraffazione del patrimonio artistico ed archeologico sono illeciti particolarmente complessi, generalmente dovuti ai rilevanti interessi economici che alimentano il mercato clandestino e molto spesso gestiti dal crimine organizzato. La Conferenza si è proposta di analizzare il fenomeno nei suoi molteplici aspetti al fine di suggerire possibili soluzioni sul piano sia nazionale che sovranazionale. Negli anni le organizzazioni internazionali hanno elaborato diversi strumenti intesi a promuovere la protezione del patrimonio culturale: si pensi alla Convenzione dell’UNESCO (1970), alla Convenzione del Consiglio d’Europa (1985) e alla Convenzione UNIDROIT (1995). A livello comunitario basti ricordare il regolamento CEE n. 3911/92 e la direttiva 93/7/CEE, che rappresentano importanti strumenti giuridici necessari per la protezione del patrimonio culturale degli Stati membri. Notevoli le dimensioni del fenomeno in esame: il valore del commercio internazionale in contraffazione, furto e rovina di oggetti d’arte è stimato tra i 4.5 e i 6 miliardi di dollari all’anno (secondo solo a quello del traffico di droga e di armi). La situazione è allarmante soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove l’instabilità politica, la corruzione e la mancanza di strumenti appropriati per il controllo dei confini e per la tutela dei siti archeologici e dei musei li rende particolarmente esposti alla progressiva erosione dei rispettivi patrimoni culturali. I Paesi preferiti dai ladri di oggetti d’arte e di antiquariato sono Francia, Polonia, Russia, Germania e Italia. Spagna, Regno Unito, Belgio e la stessa Germania sono invece i principali luoghi di destinazione degli oggetti rubati. Per quanto concerne in particolare l’Italia, l’enorme quantità di beni culturali, la loro diffusa appetibilità, la loro grande commerciabilità attraverso molteplici canali e l’estrema redditività della merce trattata costituiscono le ragioni più evidenti dell’inarrestabile sviluppo di traffici illeciti di beni culturali. A tutto ciò si deve aggiungere che il commercio illecito di beni culturali nel mondo raggiunge dimensioni sempre più vaste grazie all’uso di Internet, diventato un vero e proprio luogo di scambio di merce, peraltro non sempre autentica. Altro punto debole nella lotta internazionale al traffico illecito di beni culturali è rappresentato dalla mancanza di uno standard di protezione uniforme tra i numerosi Paesi che hanno adottato leggi e firmato convenzioni a tutela del patrimonio culturale. La comunità internazionale dovrebbe farsi carico di azioni su vasca scala volte non solo e non tanto alla prevenzione e alla repressione dei crimini in parola, ma anche e soprattutto alla promozione della sensibilità dei suoi membri per il rispetto del patrimonio artistico ed archeologico delle varie località di tutto il mondo, che è poi il contesto nel quale la cultura di una nazione trova la sua più significativa manifestazione.

SOMMARIO

Keynote Address (John Sandage) - Introduction (Stefano Manacorda) - Part I: Art and Antiquities: a criminological perspective - Frequency and figures of organized crime in Art and Antiquities (Sandro Calvani) - Identifying and preventing opportunities for organized crime in the internantional antiquities market (Simon Mackenzie) - The market in Iraqui antiquities 1980-2008 (Neil Brodie) - The trafficking problem: a criminolgical perspective (Edgar A. J. G. Tijhuis) - Part II: National Experiences with crimes in Art and Antiquities - The Islamic Republic of Iran and the fight against organised crime in Art and Antiquities (Mansour Ahmadi Jazani) - Involvement of organised crime in Art and Antiquities: some remarks from the Italian perspective (Giovanni Melillo) - The experience of the Italian Cultural Heritage Protection Unit (Giovanni Nistri) - Afghanistan, a victim of transnational crime in Art and Antiquities (Mohammad Q. Hashemzai) - United States Vs. art theft (Rorbert K. Wittman) - Perspectives on organisation and control of the illicit traffic in antiquities in South East Asia (Christine Alder, Duncan Chappel, Kenneth Polk) - The efforts of Greek State to combat the illicit traffic of its cultural heritage (Smaragda Boutopoulou) - The provenance problem and the weary Herakles: a Turkish point of view (Candemir Zoroglu) - Part III: International Ciminal Policy Responses - Unted Nations instruments in fighting organized crime and protection of Art and Antiquities (Loide Lungameni) - Le retour des biens culturels spoliƩs: l'action de l'Unesco contre le trafic illicite des biens culturels (Marie-Paule Roudil) - The role of Interpol in the fight against the illicit trafficking in cultural property (Karl-Heinz Kind) - Illicit traffic and looting of cultural property during armed conflict (Cori Wegener) - International obligations and domestic criminal law in protecting Art and Antquities (Susan Cherlaghichi) - Part IV: The Involvement of the Private Sector - Theft and splendour: stealing heritage and the response from heritage organisations (George Okello Abungu) - Auction houses and means of preventing and monitoring criminal activities (Sonia Farsetti) - Conclusions and Recommendations.

 

382. I NUOVI EQUILIBRI MONDIALI: IMPRESE, BANCHE, RISPARMIATORI
Atti del Convegno di studio svoltosi a Courmayeur, 26-27 settembre 2008, organizzato dal CNPDS e dalla Fondazione Courmayeur
n. 23 Collana Convegni di studio « Problemi attuali di diritto e procedura civile »
Ed. Giuffrè, Milano, 2009
pp. VIII-268

383. SALUTE MENTALE E CONTROLLO SOCIALE
Atti del Congresso internazionale dell'Osservatorio “Giordano Dell'Amore” sui rapporti tra diritto ed economia svoltosi a Milano il 24 novembre 2008
n. 15 Collana Osservatorio “Giordano Dell'Amore”
Ed. Giuffrè, Milano, 2009
pp. X-134

PRESENTAZIONE
Il Convegno, che ha visto coinvolti rappresentanti delle istituzioni, ricercatori, psichiatri, magistrati di sorveglianza, operatori nell’ambito del disagio mentale e delle tossicodipendenze, ha voluto rappresentare un momento di riflessione, nel trentennale dell’attuazione della legge 180/1978, c.d. legge Basaglia, sui numerosi problemi che ancora pervadono l’ambito della salute mentale e dell’assistenza psichiatrica in una realtà che, sempre in rapida trasformazione, rischia di rimettere in considerazione convinzioni e mete ormai ritenute acquisite. Il percorso di “de-istituzionalizzazione”, inteso come processo culturale e istituzionale che ha portato alla chiusura dei manicomi (con l’unica eccezione degli Ospedali psichiatrici giudiziari) e alla conseguente creazione di servizi psichiatrici territoriali e di comunità, si era posto come obiettivo l’inserimento della patologia psichiatrica in una rete di agenzie di welfare in cui la cultura dei diritti si affiancasse alla logica del controllo. Gli obiettivi che erano stati prefissati non appaiono, ad oggi, ancora raggiunti e a trent’anni dalla chiusura dei manicomi civili il tema della salute mentale è sempre di attualità e al centro di politiche sociali che sembrano andare nella direzione di un assioma che vede legate istanze di cura e istanze di prevenzione in un’ottica di controllo sociale.
È possibile parlare anche per il nostro Paese di “psichiatrizzazione” del carcere? I dati indicati dagli studiosi e forniti dallo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria fotografano una situazione altamente preoccupante. Il declino delle politiche di welfare ha determinato un ampliamento delle situazioni di fragilità individuale (es. malattie mentali, tossicodipendenze, situazioni di marginalità sociale, familiare e abitativa) che, potenzialmente, si configurano come destinate a nuove re-istituzionalizzazioni. Il carcere, in particolare, si sta sempre più delineando come luogo in cui fare confluire situazioni di problematicità cronica e di disagio mentale che non hanno trovato accoglienza o adeguata cura sul territorio, attraverso i servizi preposti.
Come emerso dagli allarmanti dati relativi al nostro Paese, la popolazione carceraria presenta significativi problemi di salute in quanto solo 2 detenuti su 10 sono sani. Sorge perciò spontaneo, come è stato più volte sottolineato nel corso del Convegno, domandarsi se siano possibili forme di cura all’interno delle strutture detentive, così come sono organizzate oggi nel nostro Paese.
Come rimedio alla situazione attuale, viene auspicata l’istituzione di “comunità terapeutiche“ e di “centri diurni” nelle strutture penitenziarie (come sperimentato in isolati progetti pionieristici) che possano affiancarsi all’uso di strumenti farmacologici che, sebbene spesso necessari, non devono diventare una forma di controllo disciplinare.
La sfida, quindi, è ancora aperta, sebbene sia stato più volte evidenziato nel corso della giornata come siano necessarie anche politiche che, a fianco di istanze incapacitative per determinate categorie di persone, predispongano adeguanti strumenti finanziari e strutturali che possano portare ad un’effettiva presa in carico di questi soggetti, in un’ottica che non sia di mero controllo sociale e di nuova istituzionalizzazione della malattia mentale, ma anche di effettiva cura di chi è portatore, a vario titolo, di un disagio psichico.

SOMMARIO

Saluti e introduzione dei lavori (Marcello Fontanesi, Carlo Lucchina, Pier Mario Vello, Giampaolo Landi di Chiavenna, Giuseppe Barbisoni) - 1. Le ragioni di una ricerca su controllo sociale e salute mentale (Aldolfo Ceretti, Antonio Casella, Roberto Cornelli) - Social control and mental health system (Bernard Harcourt) - Discussants (Adolfo Ceretti) - Salute mentale e controllo sociale (Claudio Mencacci, A. Bramante, GC. Cerveri) - Criticità del sistema psichiatrico italiano (Arcadio Erlicher) - Dipendenze e sofferenza psichica: quali servizi per quali cure (Achille Saletti) - Sul concetto di controllo sociale (Alfredo Verde) - 2. Disagio psichiatrico e sistema penitenziario (Sebastiano Ardita) - L'organizzazione del sistema della salute mentale in Italia tra promozione della salute e domanda di controllo (Paolo Peloso, Luigi Ferrannini) - Salute mentale, ricerca ed evidenze: una sintesi dei progetti di ricerca PROGRES (Giovanni de Girolamo) - Dibattito (Franca Caffa, Adolfo Ceretti, Bernard Harcourt)

384. LA CRISI DELLA GIUSTIZIA CIVILE IN ITALIA: CHE FARE?
Atti del Congresso internazionale dell'Osservatorio “Giordano Dell'Amore” sui rapporti tra diritto ed economia svoltosi il 14-15 novembre 2008
n. 16 Collana Osservatorio “Giordano Dell'Amore”
Ed. Giuffrè, 2009
pp. XVI-274

PRESENTAZIONE
La Conferenza internazionale sulla crisi della giustizia in Italia ha coinciso con i sessanta anni di attività del Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale ed ha avuto come sede il Palazzo di Giustizia di Milano, che peraltro è stato a lungo anche la sede del Centro stesso.
L’incontro si è aperto con l’intervento di una grande personalità del mondo della giustizia, Guido Calabresi, giudice statunitense e professore emerito dell’Università di Yale. Il suo intervento è stato rilevante soprattutto perché ha chiesto ai giudici di riflettere su che cosa essi possono fare in prima persona per affrontare i problemi che si presentano loro, portando l’esempio di come la Corte d’Appello della quale egli è giudice ha conciliato un forte incremento di casi recentemente riscontrato con l’esigenza di fornire una giustizia celere e rispettosa delle garanzie fondamentali.
Nella prima giornata sono stati poi trattati diversi temi correlati alla crisi di giustizia nel nostro Paese, tra cui l’inadeguatezza della legge Pinto (analizzata dal giudice della Corte Europea dei diritti dell’uomo Vladimiro Zagreblesky), la proliferazione legislativa, la difficoltà di utilizzare le statistiche giudiziarie, l’impatto delle disfunzioni della giustizia civile sul sistema economico.  Filo conduttore di tutti gli interventi è stata la convinzione che la crisi della giustizia civile vada intesa come un dato di fatto da cui partire per elaborare proposte in grado di farvi fronte, soprattutto tramite il confronto con le esperienze già realizzate altrove, pur nella consapevolezza dell’impossibilità di trasporre pedissequamente in un Paese strumenti efficaci in un altro.
La seconda giornata è stata dedicata agli interventi riguardanti le soluzioni trovate all’estero per far fronte ad un problema globale, evitando così che esso divenisse grave e patologico come quello italiano. Da ricordare sono senz’altro  la relazione di un altro illustre accademico statunitense, il professor Marc Galanter, dell’Università del Wisconsin-Madison.
Dai lavori della conferenza è emerso un quadro drammatico per il nostro Paese: la crisi della giustizia civile assume dimensioni abnormi e non sono stati trovati argini efficaci, come è invece avvenuto in altri Paesi. Il problema principale è costituito dall’eccessiva durata dei processi (o meglio dall’imprevedibilità della stessa, come qualcuno ha osservato), che viola il diritto alla ragionevole durata del processo, quindi anche la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e mina lo Stato di diritto.
La situazione comporta un’immagine disastrosa della nostra giustizia, non solo a livello di Corte Europea dei diritti dell’uomo, che si trova continuamente sollecitata su questo punto, ma anche a livello internazionale in generale. Comporta, tuttavia, anche conseguenze economiche negative, in quanto la giustizia e il sistema economico si influenzano reciprocamente.
Nell’ambito delle risposte per modificare la patologia della crisi sono stati infine analizzati la riforma del processo civile; la riorganizzazione degli uffici giudiziari; l’introduzione di filtri, almeno di accesso al ricorso in Cassazione; l’informatizzazione del processo; l’introduzione di strumenti di ADR, anche alla luce della direttiva europea sulla mediazione.


SOMMARIO
Indirizzi di saluti (Paolo Giuggioli, Renato Ruggiero, Fausto Pocar, Livia Pomodoro) - Introduzione - Uno sguardo dagli Stati Uniti (Guido Calabresi) - 1. Le disfunzioni (Livia Pomodoro) - La crisi della giustizia civile e l'affanno della Cassazione (Renato Rordorf) - La ragionevole durata del processo italiano. Limiti e disfunzioni del rimedio interno (Vladimiro Zagrebelsky) - Relazione informativa sui dati ufficiali a disposizione (Stefania Pellegrini) - Lo sguardo dell'economista: le ricadute sul sistema paese (Daniela Marchesi) - Rilievi e spunti di riflessione in tema di riforme al c.p.c., ancora nel segno della competitività di un sistema di giustizia civile (Franco Mugnai) - Gli interventi possibili: a legislazione invariata, sul piano processuale e dell'ordinamento (Vincenzo Ferrari) - Strumenti per migliorare l'efficienza della giustizia civile a legislazione invariata (Sergio Chiarloni, Claudio Castelli, Marcello Marinari, Rinaldo Sali, Elena Riva Crugnola, Enrico Consolandi, Giovanni Deodoato) - Dibattito (Vincenzo Ferrari, Giacomo Caliendo, Vincenzo Carbone, Luciano Panzani, Raffaele Santulli, Guido Calabresi) - 2. Le esperienze altrui (Vincenzo Carbone) - A glance at America (Marc Galanter) - Il movimento ADR negli Stati Uniti (Giuseppe De Palo) - I nostri vicini europei - Acceleration of civil procedure in Germany (Jürgen Schmidt-Räntsch) - La crise de la justice civile - la situation en France (Alain Lacabarats) - Dibattito (Anna Galizia Danovi, Oraziantonio La Bianca) - Conclusioni (Livia Pomodoro) - Intervento scritto - Un esempio di giustizia domestica alternativa a quella dell'A.G.O.: l'Ombudsman Giuri Bancario (Giorgio Sangiorgio).


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